20 COMMEMORIALX, LIBRO VII. infedeli le proprie forze più valide. Il papa è pronto a coadiuvare Venezia in quanto potrà (v. n. 114). Data in Avignone, a. 2 del pontificato (XVI hai. Febr.). V. Fl. Coknelii, Creta sacra, li, 330. 127. — 1364, ind. II, Gennaio 24. — c. 33 (29) t.° — I nobili Bartolo giudice, Andrea prenotato e viceconte, e Frisone vicario, tutti tre di Segna, approvando il contratto (di cui si riferiscono le condizioni) stipulato da Mosè figlio del primo e da Nicolò del fu viceconte Guido di Cherlino, per la condotta di costoro con cento cavalli a servire in Candia contro i ribelli di Venezia, stanno mallevadori, verso il doge e il comune veneto, dell’osservanza, per parte dei detti condottieri, delle condizioni stesse (v. n. 128). Fatto in Segna al tempo di Lodovico re d’Ungheria, di Protuia vescovo, di Stefano e Giovanni conti di Veglia, Modrussa, Ghezka e Vinodol e signori di Segna, del nob. Andrea viceconte e dei giudici Iacopo del fu Cosma, Verolo del fu Dimine e Iacopo del fu Guido. — Testimoni: Marco Schiavo da Venezia, Francesco Sacchetto, Michele Campioni da Venezia e Iacopo del fu giudice Filippo da Segna. — Sottoscritto da Andrea viceconte esaminatore. — Atti Michino del fu Baione dei Boccaziupi di Ancona not. imp. e del comune di Segna. V. Ljubió, op. cit„ IV, doc. CX. — Mon. Hung. hist., Acta ext., II, u. 442. 128. — 1364, ind. II, Gennaio 24. — c. 34 (30). — Mosè figlio del giudice Bartolo e Nicolò del fu Videnno de Cherlino nobili di Segna, dichiarano di aver ricevuto da Giambernardo da Cisone rappresentante il comune di Venezia, 1000 ducati d’oro a conto delle paghe dovute loro in forza della condotta citata al n. 127. Al debito così contratto si estende la malleveria prestata nel precedente. Fatto ecc. come al n. 127. V. Munum. Hung. hist., Acta ext., II, pag. 604. — Ljubió, op. cit., IV, doc. CX. 129. — 1364, ind. II, Febbraio 2. — c. 32 (28). — Raffaino de’ Caresini procuratore del doge e del comune di Venezia (procura in atti Giovanni Ferraresi da Pola scrivano ducale), invita il nobile Luchino del Verme a prendere il comando dell’esercito che Venezia spedisce a sottomettere i suoi ribelli in Candia. Il del Verme accetta, ed ambi promettono di osservare i seguenti patti: Esso capitano avrà 800 ducati d’oro al mese per se e suoi suonatori; nel partire da Venezia, gli si anteciperanno 3 mesi di paga, e 3 di ferma ; potrà condur per sua guardia 100 buoni cavalieri e sei bandiere di 25 fanti, tutti pagati come gli altri arruolati da Venezia, con anticipazione di 3 mesi di paga e tre di ferma. Tutti saranno trasportati in Candia e di ritorno gratuitamente. Due nobili veneziani staranno presso il capitano con titolo di governatori, i quali delibereranno con esso le fazioni e il modo di condur la guerra, restando al solo del Verme l’esecuzione colla giurisdizione civile e criminale sopra i componenti l’esercito. Sarà in Venezia pronto a partire al più tardi per la metà di Marzo (v. n. 158). Fatto in Milano nell’abitazione del del Verme, in parrocchia di S. Michele al