DOGE : LORENZO GELSI. li) ricevuto dagli ufficiali alle rason (v. n. 67) rappresentanti il doge, 200 ducati d’oro a prestito per riparare le fortificazioni del castello di detta terra ; ne promette la restituzione in eguali rate nei due prossimi anni. Fatto come il n. 70. -— Testimoni i due notai testimoni nel n. 70 e Donato del fu Delai barcario inserviente dei detti ufficiali. — Atti Nicolò de’ Farisei. 88. — 1363, ind. I, Settembre 18. — c. 25 (21) t.° — Il doge ed il suo consiglio creano procuratori del comune di Venezia gli ufficiali alle rason nominati nel n. 67, con facoltà di stipularè quanto sta nel n. 89. Fatto, atti e testimoni come al n. 67. 89. — 1363, ind. I, Settembre 19. — c. 26 (22). — Rainieri da Siena (v. n. 84) dichiara d’aver ricevuto dai procuratori nominati nel n. 88 ducati d’oro 3000 a titolo di mutuo per pagare debiti del patriarcato di Aquileia verso la camera papale. Fino a completo rimborso, Venezia potrà esigere la grazia del vino che pagasi in Grado, e trattenersi la contribuzione pei diritti dell’Istria; più saranno pagati 1000 ducati all’anno. Princivalle de Alleriis (Alferiis?) di Asti, procuratore come al n. 85, ratifica tutto ciò in nome dei suoi mandanti. Fatto nella cappella di S. Nicolò del palazzo ducale di Venezia. — Testimoni: Pietro Polani auditore, Filippo de’ Migliorati giurisperito, Andrea da Siena notaio dei signori di notte, Monaco de Monacis ed Andrea da Bologna ambi notai degli avvogadori di comune. — Atti come al n. 63. 90. — 1363, Settembre 16 (12). — Annotazione che papa Urbano V, essendo a Montefiascone, creò cardinali : l’arcivescovo di Cantorbery (Simone de Langham), prete dei XII Apostoli ; l’arcivescovo di Napoli Bernardo (de Bosquet) ; il patriarca di Gerusalemme, il vescovo di Montauban, il vescovo di Beauvais, Stefano vescovo di Parigi prete di S. Eusebio, Pietro vescovo di Castro prete di S. Lorenzo in Damaso (*), Francesco dei Tibaldeschi, solo italiano, priore di S. Pietro in Roma, prete di S. Sabina. (*) Cancellato. 91. — (1363), ind. II, Settembre 30. — c. 27 (23) t.° — Roberto imperatore titolare di Costantinopoli, despoto di Romania, principe di Taranto e di Acaia, a Pietro Mocenigo console veneto nel regno di Napoli e a tutti i veneziani trafficanti in Puglia. In seguito alle contese insorte in Traili fra gli ufficiali d’esso principe e i veneziani e il loro console, per le quali quest' ultimi si trasferirono in Barletta, ed a negoziati (che si narrano) fra la Signoria veneta e lo scrivente, questo accetta e ratifica quanto segue : Sono aboliti gli ordini emanati in onta agli antichi trattati dal 1 Settembre della I indizione in poi, come furono revocati i provvedimenti presi da Venezia dopo la stessa epoca contro i sudditi principeschi. Il console veneto a.vrà per 4 anni o più, a beneplacito dei contraenti, giurisdizione civile, in tutti gli stati del principe, nelle liti fra veneziani o intentate ai veneziani. Il medesimo console potrà far imprigionare per debiti civili (non fiscali) i veneziani nei casi prescritti