166 COMMEMORIALI, LIBRO Vili. galee venete comandate da Michele Giustiniani, Antonio Arduino e Maffeo Muazzo — i quali, al tempo della guerra contro Genova, incontrata una nave dei mentovati spagnuoli nelle acque di Romania, la trassero nel porto di Tenedo, ed ivi ne derubarono le merci ; pel qual fatto i danneggiati avevano conseguito lettere di marco dal re d’Aragona contro i veneziani. — In seguito a ciò, Nicolò Gerardi da Chioggia procuratore del comune di Venezia, promette al Belluga 4200 due. d’oro per compenso di danni, e 200 per esso personalmente. Ed il Belluga dichiara di avere ricevuto a conto due. 1200, rimettendo il pagamento del saldo all’ epoca in cui si verrà ad un generale accomodamento pei compensi pretesi dai sudditi del re d’Aragona, e rinunzia in nome proprio e de’ suoi mandanti ad ogni pretesa ulteriore (v. n. 359). Fatto nel palazzo ducale di Venezia. — Testimoni: Raffaino de’ Caresini, Giovanni Vido, Desiderato Lucio, Guglielmo di Filippo, Raimondo Zoverii da Valenza, Pietro Cetrilia di Barcellona, Giovanni del fu Zènobio da Firenze e Gerardo dei Guazoni. — Atti Leonardo degli Anzolelli. 168. — (1383), ind. VII, Novembre 25. — c. 87 (90) t.° — Giovanni Paleo-logo imperatore di Costantinopoli, al doge. L’ambasciatore Alvise Contarmi, nel negoziare la consueta rinnovazione delle tregue fra Venezia e l’impero, pretese, con modi arroganti, l’introduzione, nel trattato relativo, di due nuovi articoli, concernenti la restituzione delle cose tolte ai veneti dall’ imperatore Andronico, e una rinunzia dell’ impero a propri diritti. Esso imperatore respinse simili esigenze, però dichiara di voler agire coi veneziani come se le tregue fossero state rinnovate, e tali le dichiara colla presente (v. n. 187). Data a Costantinopoli. 169. — 1383 (1382?), ind. VI, Dicembre 26. — c. 73 (75). — Testamento del conte Rizzardo da Camino. Vuole esser sepolto nella chiesa di S. Francesco di Por-togruaro, alla quale lascia lire 300 per un funerale anniversario perpetuo, ed una ancona. Benefica con legati Margherita sua famigliare, la chiesa di S. Giovanni di Oderzo, i poveri con lire 2000, Iacopina figlia di suo fratello Gerardo, Pantaleone Barbo suo suocero, Bianco e Paolo Barbo suoi cognati. Ordina che siano rimborsati i suoi creditori: Vassallo e Giannino di Iacopo Facini da S. Vito, Francesco da Baldaria, Iacopo Reniero di Venezia ed il nob. Giovanni Tezoto di Sbroiavacca che teneva in pegno vari capi d’abbigliamento. Vuole che sia dato il saldo di legittima in s. 20 di piccoli a suo fratello Gerardo. Nomina erede universale la Signoria veneta, o, se questa rifiutasse, Leopoldo duca d’Austria, dando facoltà all’accettante di ricuperare la Motta, con tutti gli annessi diritti, dalla chiesa di Aquileia. Esecutori testamentari i Procuratori di S. Marco. Fatto e publicato nella casa del fu ser Candusio in Portogruaro. — Testimoni : prete Nicolussio del fu Silvestro, Nicolò del fu mastro Pellegrino, Domenico di Settimo, Nicolò del fu Marcuccio, Antonio Massario, Giannino Brati, Iacopo Reniero di Venezia, tutti abitanti in Portogruaro (v. n. 155). V. Verci, Storia della Marca trivigiana e veronese, XVI, Doc., pag. 64.