doge : michele steno. 345 107. — 1409, ind. II, Novembre 27. — c. 80. — Nicolò Vitturi e Ramberto Querini, procuratori del doge e del comune di Venezia, e Marsilio del fu Nicolò de’ Zipelli procuratore di Bartolino, Francesco e Marco, figli del fu Marsilio cav., e di Iacopo del fu Gumberto, tutti Cavalcabò marchesi di Viadana nel Cremonese (procure in atti di Iacopino de’ Riccardi da Cremona), pattuiscono : I Cavalcabò e loro successori saranno quindinnanzi aderenti e raccomandati del comune di Venezia, amici degli amici e nemici dei nemici di esso, con tutti i beni e giurisdizioni che posseggono da 10 anni. Faranno pace e guerra, secondo il loro potere; daranno transito, ricetto e vettovaglie a milizie, verso pagamento, ad ogni richiesta di Venezia. Daranno transito pei loro domini a mercanti e merci che vanno e vengono da Venezia, non però sotto tal colore a propri nemici o ribelli. Venezia proteggerà i Cavalcabò contro i loro nemici e fornirà loro in caso di carestia, potendolo, vettovaglie a prezzo conveniente. Pena all’ infrattore del presente 5000 ducati. Fatto nella cancelleria ducale di Venezia. — Testimoni: Bernardo di Andalò, Alessandro de’ Reguardati e Bernardo de’ Rossi (Rubeìs) notai ducali, Andrea del fu Nicolò da Pisa e mastro Pecino del fu Giovanni de’ Carabelli da Romano nel Bergamasco, ingegnere. — Atti Maffeo Bartolomeo da Venezia not. imp. e scriv. ducale. 108. — (1409), Dicembre 10. — c. 87 t.° — Bolla piccola di papa Alessandro V al doge. Ad istanza di questo accorda che i prelati e beneficiati dei domini veneti, eh’ ebbero le rispettive collazioni da Angelo Corraro, già Gregorio XII, in tempo non utile, ritengano i lor benefici, purché non li abbiano avuti con pregiudizio di coloro che si sottomisero al Concilio di Costanza ; li dispensa dal recarsi in persona alla S. Sede, ma vuole vi mandino procuratori per ricevere, senza ulteriori spese, le nuove provvisioni d’ essi benefici. Data a Pistoia, a. I del pont. (IVid. Dee.). 109. — s. d. (1409). — c. 85. — Lunga giustificazione diretta al re di Francia da Pileo (de’ Marini) arcivescovo di Genova, in nome di quei cittadini, per aver essi pigliato le armi onde scuotere il giogo insopportabile del regio governatore Giovanni Lemeingre detto Boucicaut. Bicorda principalmente : la spedizione di Cipro, fatta per usurpare quella corona, con enormi spese e perdite da parte di Genova ; la tentata vendita di Famagosta ; i torbidi suscitati con Venezia ; le false lusinghe di soccorso date a Francesco da Carrara onde movesse contro i veneziani ; i segreti eccitamenti ai naviganti genovesi perchè predassero le navi venete da essi incontrate ; l’impresa di Pisa ; i danni dati ai fiorentini ; la ribellione di Chio da lui provocata ; l’istigazione dei sardi a muover guerra ai re d’Aragona e di Sicilia ; la sua avidità di indebiti lucri ; le avanie, le tirannie ecc. da esso governatore esercitate. 110. — 1410, ind. III, Marzo 18. — c. 80 t.° — Guglielmo de la Crapa procuratore di Cabrino Fondulo conte di Soncino, signore di Cremona ecc., e Giovanni di Genesio dal Pozzo e Baldassare di Adelmaro di Covo procuratori di Giovanni COMMEMORI ALI, TOMO III. 44