DOGE ; ANTONIO VENIERO. ITI Grimani, Giovanni dell’Abate e Nicolò Potami, un casale detto Spalea già affittato agli eredi di Angelo Zaparino, parte del casale detto Papagadaro o Candra locato già agli eredi di Facino da Molino, parte del casale Pigadulia, già condotto dagli eredi di Stefano Garguli. Osservano che tali concessioni di beni dello Stato ne diminuiscono le rendite di circa 1200 perperi all' anno. Rendono conio d'altre spese minori. Data a Candia. 187. — (1384), Giugno 12. — c. 00 (93). — Giovanni Paleologo imperatore di Costantinopoli, al doge. Alvise Contarmi (v. n. 168) parti senza avere concluso la rinnovazione della tregua ; la colpa è tutta di esso ambasciatore, che mise fuori pretese esorbitanti e non volle trattare coi delegati imperiali, mentre l'imperatore era propenso a tutte le possibili concessioni. Il Contarini cercherà scusarsi; il doge saprà qual fede prestargli. Data a Costantinopoli. Segue nota che l’originale fu consegnato a Marino Malipiero ambasciatore ad Amurat I imperatore dei Turchi e a Costantinopoli. 188. — 1384, Luglio 10. — c. 90 (93) t.° — Francesco da Carrara signore di Padova, al doge. Già nello scorso Settembre, in seguito a lagni mossi dal Carrarese, dietro denunzia del capitano della bastita di Mogliano, furono dal capitano di Mestre, per ordine della Signoria veneta, rimessi a posto i segni da questa fatti piantare per indicare i confini fra il territorio veneto e il trivigiano, allora tenuto in parte da Leopoldo duca d’Austria. Ora, per opera di contadini, quei segni furono trasportati di buon tratto dentro il territorio di Treviso appartenente ad esso Carrarese. Chiede che si provveda a rimettere le cose in pristino. Data a Padova. 189. — (1384), ind. VII, Luglio 14. — c. 90 (93). — Galeotto Malatesta signore di Rimini, al doge. Denunzia che circa 20 uomini di Ravenna, venuti per mare sino al porto di Cervia, scesi a terra, asportarono certo sale a lui spettante ; chiede che Venezia, come tutrice della sicurezza del mare, punisca i colpevoli ed impedisca il ripetersi di simili fatti. Data a Bellaria. 190. — 1384, ind. VII, Dicembre 15. — c. 96 (99). — Filippo di Alencon patriarca di Aquileia dà facoltà a Giovanni de’ Bardi da Firenze suo famigliare, di esigere la somma mentovata nel n. 192. Fatto nel palazzo patriarcale di Cividale. — Testimoni: Ugo di Hernhorst decano di Concordia, Tomasino da Forlì preposito in S. Felice di Aquileia, Filippo de Viac preposito in S. Pietro in Carnia. — Atti come al n. 159. 191. — 1384, ind. VII, Dicembre 15. — c. 97 (100) t.° — Procura simile al n. 190, per esigere la somma mentovata nel n. 198.