Il primo importante monumento del Rinascimento, con tuttavia molte reminiscenze gotiche, è quello di Francesco Foscari. Lo seguono altri, molto notevoli, come quelli di Pasquale Ma-lipiero ai Ss. Giovanni e Paolo, nel quale comparisce per l’ultima volta il baldacchino, di Cristoforo Moro a S. Giobbe, consistente solo in una pietra tombale, ma grandiosa e bellissima per i suoi ornati lombardeschi, di Nicolò Tron ai Frari, di particolare imponenza ed il primo che abbia la figura del morto in piedi sotto a quella distesa, e di Pietro Mocenigo ai Ss. Giovanni e Paolo, che è il primo con la sola figura eretta. Tipico monumento di questo periodo è quello di Andrea Ven-dramin, generalmente ammirato per le sue proporzioni e la sua bellezza. Dopo il magnifico monumento con caratteri lombardeschi di Marco e di Agostino Barbarigo con le loro statue distese sui sarcofaghi e in atto di pregare in ginocchio vicino ad essi, che purtroppo non possiamo ammirare che in una stampa rimastaci e nei miseri avanzi di esso, gli altri del Cinquecento si succedono con le caratteristiche principali dei precedenti, ma naturalmente con le impronte dell’arte del tempo in cui vennero fatti e con le statue dei dogi, ora in piedi ed ora distese, eccezion fatta per quelle di Pasquale Cicogna e di Marino Grimani e Morosina Morosini, che stanno distese in atto di alzarsi come se fossero stati svegliati dalla tromba del Giudizio universale ! Si distingue da tutti il mausoleo di Andrea Gritti non meno grandioso, ma senza statue. Con Nicolò Da Ponte si comincia a veder ricordati i dogi, invece che da statue, da semplici busti, che stanno sui monumenti a loro particolarmente eretti o nelle cappelle famigliari. Concetto meschino, che dimostra la decadenza politica ed economica del tempo e stranamente contrasta con i ricchi monumenti di Francesco Erizzo, di Giovanni Pesaro e di Bertucci e Silvestro Valier, che gareggiano