energico ed il popolo, appena eletto, glielo rinfacciò, scrivendo sui muri: Gran papa Lambertini Gran doge Foscarini Rezzonico papessa Mocenigo dogaressa. Sotto l’aspetto di grande umiltà sembra fosse anche non poco tronfio e vanitoso, e questo gli fu pure rinfacciato con un quadro esposto in pubblico in cui si vedeva un gallinaccio, un’ oca e due galletti, che rappresentavano lui, la moglie e i figli viventi! il fratello Alvise III chiamato Pietro, fu invece gratificato del soprannome di cappone. La moglie non fu coronata, perchè ostavano le leggi, ma ebbe molti onori e fece solennemente il suo ingresso in palazzo ducale. Era molto pia e religiosa, al pari del marito, che con lei prendeva spesso la comunione in una cappella interna del palazzo. Non per questo il doge sdegnava i piaceri mondani, e, il 25 aprile 1763, intervenne mascherato ad una grande festa in casa Pisani per la nomina a procuratore de citra di Almorò IV, figlio del doge. Il dogado del Mocenigo si svolse all’interno fra tentativi di riforme dello Stato sempre più in decadenza. Fu soppresso il famoso casino di gioco detto il Ridotto, vennero aggregate alcune famiglie nobili di Terraferma al patriziato e si fecero grandi accoglienze all’imperatore Giuseppe II venuto a visitare Venezia. All’estero si conclusero vari trattati con gli Stati barbareschi con poco decoro per Venezia, che si dovette assicurare dalle loro incursioni con versamenti di parecchie decine di migliaia di zecchini, ciò che del resto facevano altri Stati di essa ben più potenti. La dogaressa Pisana morì con gran dolore del doge il 10 marzo 1769 nella villa di Cor-dignano, da dove fu trasportata a Venezia e solennemente tumulata ai Ss. Giovanni e Paolo, e lui il 31 dicembre 1778 in seguito ad un’infezione determinata da una risipola ad una gamba. La sua discendenza continua ancora a Venezia e a Vicenza. 308 -