tichi autentici conosciuti di origine privata sono quelli di Francesco Fcscan di Gentile Bellini e di Giovanni Mocenigo del Gianbellino. Nelle grandi cerimonie e nelle processioni seguivano il doge le insegne ed i distintivi particolari della sua alta dignità: lo stocco, portato da un patrizio, il cereo dal cappellano ducale, la Zoia dal decano degli scudieri, la seggiola ed il cuscino dagli scudieri e gli otto stendardi retti dai comandadori. I due di seta bianca significavano la pace, i due di rossa la guerra, i due di violetta la tregua e i due di azzurra la lega. Avevano tutti, dipinti con dorature, il leone di S. Marco e lo stemma del doge e sull’asta tenevano un pomolo semplice. Precedevano sempre i due, che rappresentavano la situazione politica del momento della Repubblica veneta. Dietro di lui veniva l’ombrello di stoffa d’oro, aperto, retto sulla sua testa da uno speciale incaricato, e lo precedevano, secondo i tempi, da quattro a sei trombe d’argento ed i pifferi. Lo stocco, il cereo, bianchissima torcia di cera, la sedia col guanciale e l’ombrello si trovano in uso fino dal XII secolo e sembra siano stati dati dal papa Alessandro III al doge Sebastiano Ziani. Non è provato che i primi dogi usassero lo scettro e la sedia d’avorio. Caduta la Repubblica in mezzo al pazzesco tripudio dei Munì cipalisti, le insegne dogali vennero arse sopra un rogo insieme al libro d’oro, il 4 giugno 1797 e le ceneri vennero sparse ai venti! Al doge spettava la nomina in via più o meno assoluta dei cavalieri di S. Marco di minore importanza, dei notai ducali, dei cancellieri, dei gastaldi esecutori delle sue sentenze, dei cinquanta comandadori o banditori, del suggellatore, custode del suo sigillo, del cavaliere o maestro delle cerimonie, dei 16 scudieri, dello scalco e dei 20 o 25 servi. Per un certo tempo, da Giovanni Dandolo in poi (1280), il doge nominò due militi detti sodi, che facevano parte della famiglia ducale. Egli eleggeva pure o confermava nella chiesa di S. Marco il primicerio, i canonici, i sacristi, gli ufficiali di chiesa, ' 25