stantinopoli e come plenipotenziario per la pace trattata a Vene-zia fra il papa Alessandro III e Federico Barbarossa. Eletto doge dopo la morte di Vitale II Michiel mostrò il suo patriottismo ed il suo disinteresse, rifiutando il principato per essere troppo giovine e inducendo i colleghi a votare per lo Ziani settantenne, che avrebbe potuto essere più utile allo Stato con la sua esperienza e col suo largo censo. Durante il suo governo strinse più cordiali e più stretti rspporti con l’impero d’Oriente, ma non fu troppo felice nella lotta centro il re d’Ungheria Bela III, che riuscì ad occupare tutta la Dalmazia. Più prosperamente andarono le cose nella Crociata contro i Saraceni, che avevano preso Gerusalemme e invasa la Siria, danneggiando le fiorenti colonie delle città marinare italiane. Le flotte di Venezia, di Genova e di Pisa, insieme ai Crociati, liberarono Tiro dall’assedio e presero S. Giovanni d’Acri ed altre città della Siria. Fu la grande Crociata a cui parteciparono Riccardo Cuoi-di Leone re d’Inghilterra, Filippo Augusto re di Francia e il vecchio imperatore Federico Barbarossa, che morì annegato nel fiume Cidno. Col Mastropiero i poteri del doge ebbero un’ulteriore diminuzione con l’istituzione della Quarantia, alla quale fu attribuito il giudizio di appello alle sentenze civili e criminali prima spettante al doge. Nel quattordicesimo anno del suo dogado, essendo molto vecchio, si dice che si riducesse a far vita monastica a S. Croce, dove morì nel 1192 e fu sepolto. Lasciò solo una figlia di nome Angela, che sposò Giovanni Venier. Nulla si sa del suo sepolcro e se vi fesse stata apposta un’iscrizione. Certo ai tempi del Sanudo non esisteva. Comunemente la sua famiglia viene confusa con la famiglia patrizia Malipiero, ma invece è affatto distinta da essa, come ha dimostrato Vittorio Lazzarini in un erudito e convincente studio. Il suo stemma era d’azzurro a cinque pere o conchiglie d’oro. Enrico Dandolo, che gli successe il 21 giugno 1192, fu se- ' 57 Enrico Dandolo