cosa mai fatta prima da altri dogi, stemma che non mi sembra privo d’interesse descrivere minutamente. È interzato in palo: al i° di rosso alla croce d’argento; al 2° d'oro alla banda di azzurro carica di tre gigli posti in palo; al 30 di rosso allo stocco di acciaio coll’elsa d’oro posto pure in palo e reggente il pileo d’oro. Ad esso sono accollati ai lati, quattro per parte, otto stendardi e otto code, in modo che su ogni stendardo penda una coda, e al di sopra due fiamme e tre code, tutti trofei turchi. La croce fu concessa dal re Andrea d’Ungheria, figlio di Tomma-sina Morosini, e da Carlo Emanuele I duca di Savoia, i tre gigli dal re di Francia Luigi XIII e il pileo con lo stocco ricorda l’onorificenza papale. Le otto code laterali rappresentano le sei insegne dei pascià di Napoli di Romania, di Chielefà, di Corone, di Mo-done, di Navarrino Nuovo, di S. Maura e le due di Kalil visir sconfitto e ucciso in campo aperto a Corone nel 1685. Queste due ultime erano state portate solennemente dal doge Giustinian e dal Senato ai Tolentini per essere collocate sull’ altare di S. Gaetano. Gli otto stendardi rappresentano i cinque presi alla capitana di Du-rach pascià ed a quattro beilere, nel 1668, nella battaglia navale di S. Pelagia e i tre presi all’almirante turco nella battaglia di Pa-ros nel 1651, al bey di Cipro a Scio nel 1652 e ad Alì pascia nel 1659. Le tre code accollate sopra lo scudo figurano invece quelle prese al seraschiere nel 1687 nella vittoriosa giornata di Patrasso e poi collocate nella sala d’armi del Consiglio dei Dieci vicino al suo busto, e le due fiamme quelle di due galere prese nel 1686 a Napoli di Romania. Nel decreto ricorda che molte altre insegne tur-chesche, che teneva presso di se, avrebbe potuto aggiungere, ma che non credette di farlo per non rendere troppo ingombra la sua arma, come non lo fosse già ! Esagerate vanità, ma scusabili nei grandi uomini. Questo stemma scolpito in legno, dipinto e dorato si vede appeso al muro nella sacrestia della chiesa di S. Stefano, dove riposa il doge. Dopo la sua morte ordinò che venissero celebrate ben 272 -