ticchia. Il figlio Nicolò, conte d’Arbe, sposò Maria nipote del re d’Ungheria, Stefano; il figlio Leonardo, conte D’Ossero, una figlia del principe di Serbia. Si narra che la figlia Anna, abbia sposato Nicolò Giustinian che avrebbe ottenuto dal papa il permesso speciale di uscire dal convento di S. Nicolò del Lido per continuare la stirpe dei Giù-stinian, i cui maschi sarebbero tutti mancati a causa del contagio e della guerra in Grecia. Le antiche cronache aggiungono ancora che il Giustinian sarebbe ritornato al suo convento e la moglie si sarebbe ritirata in quello di S. Adriano di Torcello, dopo che ebbero avuto prole, ma sono smentite dagli atti notarili, dai quali risultano invece vari Giustinian viventi in quel tempo. Sotto questo doge, per commemorare la vittoria sul patriarca d’Aquileia, fu istituita la festa del giovedì grasso, nella quale venivano decapitati un toro e dodici porci raffiguranti il patriarca e dodici canonici, e sarebbero state trasportate a Venezia le due colonne della Piazzetta, che una leggenda dice che fossero tre, delle quali una cadde in mare. Dopo la sua morte fu istituito, non senza proteste dei più ardenti popolari, il Maggior Consiglio, elettivo, avviamento definitivo alla forma aristocratica dello Stato e alla restrizione dei poteri del doge, la cui elezione venne stabilito che dovesse essere fatta da undici elettori nominati dal Maggior Consiglio. In tale occasione fu pure sancito che il doge dovesse essere assistito sempre da sei consiglieri, rappresentanti i sei sestieri della città. Anche la tomba del doge Sebastiano Ziani, salito sul trono il 29 settembre 1172, andò rovinata nella demolizione della chiesa di S. Giorgio Maggiore, come successe a quella di Domenico Michiel. Aperta nell’anno 1611, vi vennero trovati tre corpi ridotti in polvere, giudicati appartenenti al doge e ai due suoi figli, Pietro, che fu anche doge, e Giacomo, che sposò in prime nozze Cecilia Di 54 '