Ho ben visto morir da mal d’orina Da variole, da ponte e da petecchie Da scaranzia e malattie parecchie, Che mette in confusion la medesina: Mia mare ha dà un calzo in la schiavina Carga de mal franzese e piaghe vecchie. Ma che muora un a pestarghe le recchie Che cria la zente: calè la farina Questo è un torse la vita a bel diletto. E pur el nostro Dose Còntarini Zeloso de zovar al poveretto Vedendo farghe i pani piccenini Ne savendo che far s’ ha ingrossa il petto E sì l’è andà a parlar ai burattini. Ai funerali venne commemorato dal romano Pietro De’ Conti dottore in teologia. Il doge Francesco Corner è sepolto nella cappella di famiglia della chiesa di S. Nicolò da Tolentino, della quale ho parlato trat-tando del doge Giovanni I suo padre. Egli nacque, quartogenito dei maschi della famiglia, il 6 marzo 1585 e sposò Adriana Priuli, figlia del doge Antonio, dalla quale ebbe i figli Giovanni, Giorgio, Federico, Marco, Marcantonio, Alvise e le figlie Chiara ed Elena. Dei figli solo Federico prese moglie, sposando Cornelia Còntarini, Marcantonio diventò commendatore di Malta, e Giorgio, Giovanni e Marco si dedicarono secondo la tradizione familiare, alla carriera ecclesiastica, nella quale il primo raggiunse il vescovato di Padova. Le figlie diventarono monache, la prima a S. Lorenzo e l’altra agli Angeli di Murano. Finche visse il padre fu l’amministratore dei beni familiari e tale funzione conservò anche durante il dogado di questo. Fu certo un buon amministratore se, malgrado le spese per i principati del padre e suo, apparisce nella Decima del 1582 con oltre 6400 ducati di rendita ed il figlio Federico potè dichiararne oltre 6700 nel 1656 e ben 13392.16 nel 1661. Certo ad ottenere questi risultati dovettero influire più an- Francesco Corner - 245