/ triziato, dette ducali, appartenenti alla classe delle così dette nuove, vennero esclusi sistematicamente dalla nomina i membri delle vec-chie. La lista civile, che veniva pagata trimestralmente, fu sempre molto esigua e perciò erano richieste grandi ricchezze all’eletto, perchè potesse degnamente sostenere la carica. Fu di milleottocento lire oro al principio del Duecento, poi di duemila, di quattromila e di cinquemila duecento dopo Francesco Dandolo. Si può calcolare che l’ultimo doge percepisse con gli altri proventi complessivamente un no.ooo lire correnti o poco più, pari a 55.000 lire italiane ante-guerra ma col potere di acquisto non mi' nore di 200.000. Al momento dell’elezione il doge riceveva un prestito perchè potesse mettersi in ordine in palazzo ducale, prestito che subì diminuzioni in ragione dell’aumento della lista civile. Nei primi tempi ebbe anche di diritto delle regalie in denaro ed in generi, ma queste vennero sempre più diminuite ed ebbero fine con Leonardo Loredan. 9. Il doge vestiva sempre in modo speciale e non andava naturalmente soggetto alle leggi suntuarie. Bartolomeo Cecchetti ci dà un’ampia e dettagliata descrizione dei suoi indumenti che, prima del secolo XI o alla fine di esso, ritiene siano stati di foggia bizantina e che poi, alteratisi, si siano fusi nella foggia italica. Il famoso corno, chiamato secondo i tempi biretum, corno o Zoia, che fungeva da corona sovrana, certamente di origine bizantina, ebbe nelle varie epoche tre forme diverse. Prima imitava il berretto degli imperatori di Oriente ed era dritto ed in punta, poi, fra l’XI ed il XII secolo, fu diviso in due parti da un bottone ed infine, nel secolo XIII, assunse la forma del corno, prima molto appuntita e poi lentamente arrotondatasi. 22 -