Da Ponte dottore e cavaliere, Sebastiano e Piero Venier, Girolamo Foscarini, Nicolò Gritti, Andrea Barbarigo e Marco Grimani, Allora ardeva già la guerra col Turco, che in pochi mesi riuscì ad occupare tutta l’isola di Cipro. Nè valse a ricuperarla e a rintuz-zarlo la gloriosa vittoria di Lepanto, perchè Venezia, abbandonata dagli alleati, dovette adattarsi a concludere una poco vantaggiosa pace. Dopo la guerra, il suo dogado venne funestato dal disastroso incendio del palazzo ducale, dalla famosa pestilenza del 1575, ricordata dalla chiesa votiva del Redentore, da inondazioni e dalla carestia. Poco contribuì a rallegrare gli animi la venuta a Venezia di Enrico III, re di Polonia e di Francia, che dette motivo a memorabili e solenni festeggiamenti. Un brutto presagio di questo agitato principato era stata ritenuta la rottura deH’ombrella dogale, avvenuta sotto l’orologio della piazza di S. Marco, per negligenza dello scudiero, quando il doge si recava nel 1572 a S. Marina. Tanti disgraziati eventi di cui non aveva certo colpa e la sua troppo ferma e decisa volontà, che sapeva far valere nelle discussioni con facile e autorevole parola, gli procurarono il malanimo dei patrizi, che, invidiosi anche della potenza e della ricchezza della sua famiglia, non dissimulavano troppo il recondito desiderio di una sua prossima fine. Egli che lo capiva ebbe a dire, mentre imperversava la peste: « finiamo, finiamo di gratia questa vita e sodisfaciasi a molti, perchè interverrà a noi quello ch’intervenne a Giovanni Mocenigo ncstro autore, dal quale siamo discesi, che col partirsi di vita partì anco in quel tempo la peste della città.... ». Anche nel testamento allude forse a ciò quando considera la morte come una liberazione dalle vanità e dalle miserie del mondo. Morì compos sui, il 4 giugno 1577, Per ritenzione di orina ed altre gravi indisposizioni, domandando che ora fosse e soggiungendo: « infelice colui che l’hora conta ». Ai funerali, che ebbero luogo a S. Marco a causa del cattivo tempo, fu commemorato dal segretario e letterato Lorenzo Massa. Per ricordarlo le monache del convento di S. Giustina face- - 185