Il Venier, chiamato in famiglia Antoniazzo, prima di essere eletto doge (21 ottobre 1382), aveva già raggiunto una notevole posizione nella vita pubblica veneziana, distinguendosi nei reggimenti di Tenedo e di Candia. Gli mancava il dono dell’eloquenza, che si dice abbia acquistato colla pratica dopo la sua elezione. Riuscì, per non essersi potuti accordare i 41 su alcuno dei competitori, il ricchissimo Leonardo Dandolo, che non potendo riuscire lo designò agli elettori, Pietro Corner e Giovanni Gradenigo procuratori, Alvise Loredano e Carlo Zeno. L’inaspettato annunzio della sua nomina gli giunse a Candia, dove era capitano, dopo una assenza da Venezia in servizio dello Stato di ben sette anni. La famiglia a cui apparteneva è una delle più illustri, della classe delle così dette nuove, la quale apparisce nelle carte notarili verso il 1155. I suoi apologisti la fanno derivare dalla gente Aurelia romana, che enumera fra i suoi gli imperatori Valeriano e Gallieno e dicono fosse signora di Pavia e si chiamasse nei primi tempi de Veneri, de Venucci o de Vicentii. Certo fu signora nei tempi storici delle isole di Cerigo e Paro nell’Arcipelago Greco, di Zamonico in Dalmazia e di Sanguineto nel Veneto. Egli era il secondo figlio di Nicolò e apparteneva al ramo, che aveva la casa dominicale a San Giovanni Decollato. Durante il dogado, che iniziò a sessantaquattro ami, Venezia accrebbe i suoi domini con l’acquisto di Napoli di Romania e di Argo in Morea, di Scutari e di Durazzo in Albania e col riacquisto di Corfù, perduta nel 1221, ed ottenne molti favori e privilegi per i suoi mercanti, specialmente dai re di Granata e di Inghilterra. Ma quel che lo rese più noto nella Storia fu l’inflessi' bile severità nei riguardi del figlio Lodovico, condannato al carcere. Questo scapestrato giovane, con Marco Loredan suo compagno di stravizi, aveva attaccato nella notte della vigilia di Santa Ternita, del 1388, sull’abitazione del patrizio Giovanni Dalle Boccole molte corna, accompagnate da scritte così scurrili e disoneste contro la moglie, la suocera e la sorella del detto patrizio, che i giudici non 102 -