Bartolomeo Gradenigo mia e di Carinzia. La guerra finì con la conquista dell’ ubertosa Marca Trevigiana, che consolidò la posizione di Venezia nella Terraferma. 11 Dandolo morì il 31 ottobre 1339, lasciando la moglie Elisabetta Contarini e quattro figlie, Maria, sposata in Michiel, Mar-chesina in Sanudo, Sofia in Gradenigo e Agneta in Falier. Il solo figlio maschio, di nome Gratone, gli era premorto e di lui non restava che un figlio naturale, di nome Zanino, al quale lasciò tutta la sua sostanza, esclusi pochi legati, consistente fra l’altro nel palazzo situato a S. Polo e in proprietà notevoli nel Ferrarese. Il Barbaro eironeamente gli assegna cinque figli oltre Gratone! Bartolomeo Gradenigo, che ascese al dogado il 7 novembre 1339 e morì il 28 dicembre 1342, riposa nel braccio sinistro dell’atrio della chiesa di S. Marco, entro un bel sarcofago gotico, di scuola pisana, collocato sotto il mosaico rappresentante il giudizio di Salomone. Sul davanti, verso gli angoli, si vedono scolpiti la Madonna e l’arcangelo Gabriele, e nel mezzo di nuovo la Madonna con il Bambino Gesù sulle ginocchia fra gli apostoli Marco e Bartolomeo, col doge molto piccolo inginocchiato davanti. Una breve iscrizione si legge in una piccola lapide, che gli sta sotto. Egli diventò doge in concorrenza con Marino Falier e Andrea Dandolo, il quale aveva appena raggiunto i trent’anni, ma godeva già la generale estimazione per i suoi eminenti meriti. Il Gradenigo, che contava allora circa settantasette anni, aveva coperto notevoli cariche pubbliche e vestiva la toga procuratoria de citra. Era stato podestà di Ragusa e di Capodistria, elettore dei dogi Marino Zorzi, Giovanni Soranzo e Francesco Dandolo, e soprastante alle lagune e ai porti. Godeva di molta stima per essere retto, pietoso e di nobili sentimenti. Durante il suo breve dogado ebbe luogo, il 15 febbraio 1340, una delle più terribili inondazioni di Venezia, che per poco non rimase completamente sommersa. Una leggenda popolare at- 78 -