colonne si eleva il busto del doge, opera di Battista Pagliari, da un’urna di marmo colorato posata sopra un cassone su cui sta la lapide di paragone. Fra le colonne ed i piedestalli, che limitano il monumento, sono scolpiti in rilievo due trofei d’armi, sormontati da festoni e teste di leoni e formati da armature, manopole, elmi, scudi, turcassi, mazze di comando, tamburi, trombe con drappelle col leone di S. Marco ed azze. Nella lapide è riprodotta con poca correttezza e fedeltà l’iscrizione, che esisteva sull’antico monumento. Sotto di essa è scolpita un’altra più breve, che ricorda il decreto del Senato per la ricostruzione del monumento. In luogo di Domenico Michiel, come aveva egli stesso prò- p0iani posto ritirandosi dal dogado, venne eletto il genero Pietro Polani (1130), appartenente ad una cospicua famiglia, che la tradizione dice derivata da stirpe regia della Pannonia e che avrebbe preso il nome dalla città di Pola. Portava lo stemma interzato in fascia d’oro, d’azzurro e d’argento. Pietro Polani è specialmente da ricordarsi per aver ottenuto la conferma degli antichi trattati con Lotario imperatore, per aver liberato Fano assalita da altre città della Romagna ed aver stretto con essa un trattato di amicizia ed alleanza, per aver sconfitti i Padovani e per trattati più vantaggiosi conclusi con Pola e Capodistria. Di maggiore importanza sarebbe stata la spedizione navale da lui diretta contro i Normanni per aiutare l’imperatore d’Oriente, ma non potè condurla a destinazione perchè, ammalatosi approdando a Caorle, dovette tornare a Venezia, dove morì nel 1148. Fu sepolto nel monastero di S. Cipriano di Murano, ma non si sa bene dove. Al tempo del Sanudo esisteva in chiesa un’arca di porfido assai bella senza iscrizione, in cui si diceva che fosse stato deposto. Secondo il Barbaro avrebbe avuto un fratello ed avrebbe pieso in moglie anche una figlia del doge Domenico Morosini. Non si sa se da questa o dalla Michiel abbia avuto un figlio ' 5i