Angelo Emo contro Tunisi, ultimo sprazzo di luce guerriera della veneta Repubblica. Il doge, rinnegando completamente il suo passato, si schierò sempre più contro i novatori e contribuì a far arrestare Giorgio Pisani e Carlo Contarini e a farli confinare rispettivamente a Verona e a Cattaro. Morì poco compianto specialmente per la sua avarizia, il 13 febbraio 1789, dopo trentasette giorni di malattia per febbre acuta reumatica, che fece seguito ad una pericolosa malattia, che lo consumava da tempo. La sua morte non fu divulgata che in Quaresima per non turbare il Carnevale e fu sepolto segretamente ai Tolen-tini. Mentre era fra vita e morte corse per Venezia questo satirico sonetto: Di morbo oppressa so Serenità Per far le cose come le va fate Sentendose la morte alle culate E1 Cavalier al letto el s'à chiamà E dopo averghe un poco su pensa El dise: Cavalier chiameme un frate Che delle colpe mie fate e rifatte Bramo d’esser assolto e depurà. Va intanto all’ altro Mondo, precederne. Come all’onor di Dose se convien, Prepareme un bon logo e là aspetteme. El Cavalier fa quel che gl’ appartien El crepa e l’ubbidisce, ma se teme Ch’el Dose lo cogiona e staga ben. I gondolieri andavano dicendo che si sarebbe fatto pagare anche per morire ! Lo commemorò Emanuele De Azevedo nei funerali solenni. Dopo morto, la satira infierì ancor più. Si lesse scritto qua e là « Clo-dius in foro, Catilina in senatu, Veres in provincia, non lapidem sed lapides meruit ». « Paulus Rainerius - Prius republicae aversor - Inde proh -scelus - Venetorum dux - Cum omnia sacra et civilia - Avare tur- - 3*3