Durante il suo principato, Venezia si assicurò il dominio dell’isola di Cipro. Benché continuasse sempre la guerra col Turco, per combattere il quale Venezia si era unita ad Ussun Hassan, sovrano della Persia, fu un periodo di vita abbastanza tranquillo e sereno, come scrive il Malipiero. « Tutti s’ha contenta del so go-verno, perchè in so tempo le cose son passate assai felicemente... •> Notevolisima fu pure nel campo finanziario la riforma della moneta veneta, avvenuta durante il suo dogado, che è ricordata nell’epigrafe del monumento con le parole « fraudatam pecuniam viva illius effige resignavit ». Fu il solo doge di cui si vede la figura nelle monete, fatta eccezione per una rarissima moneta di Cristoforo Moro. I suoi successori vennero sempre riprodotti inginocchiati dinnanzi a S. Marco. Egli prese in moglie Dea Morosini, che non si sa bene se fosse figlia di Silvestro di Marco da S. Giustina dalla banda o di Luca di Giovanni. Da essa ebbe due figli, Giovanni morto a Ne-groponte che sposò una Contarmi, e Filippo, marito di una Corner, e cinque figlie, Franceschina, sposata in Dolfino Dolfin, Cassandra in Nicolò Duodo, Cecilia in Donato Michiel, Lucia in Que-rini ed Orsa in Contarini. Non sembra certo che abbia avuto per prima moglie Laura Nogarola, come qualche scrittore asserisce. Col figlio Filippo, procuratore di S. Marco, ebbe termine la famiglia, non avendo questi avuto discendenti, ed essendo morto bambino Luca, l’unico discendente dell’altro figlio Giovanni. La dogaressa, tanto buona e virtuosa, che il marito narrasi attribuisse le proprie fortune alle sue orazioni e alla sua vita religiosa, soleva scherzare sul suo nome dicendo: Dea sè a Dio. Essa non volle essere sepolta nel fastoso monumento dei Frari e ordinò invece nel testamento che le fosse fatto un umile sepolcro terreno, che ora più non esiste, nel chiostro di S. Giobbe sul pavimento del Capitolo, chiuso da un sigillo sul quale si leggeva un’iscrizione che la ricordava degnamente. 126 -