Vitale / Michiel nicchia è attualmente di mosaico d’oro semplice, ma un tempo vi si leggeva la seguente preghiera del doge a Gesù Cristo: « Quem tu fecisti, quo puer ipse fuisti, Emmanuel vere, fac me te semper habere », con la risposta : « Mecum gaudebis, me tecum semper habebis: quos ego plasmavi tales fore semper amavi». Anche Vitale Falier aiutò l’Impero d’Oriente contro i Normanni, che vinse a Butrinto, vendicando la sconfitta riportata dal suo predecessore. Ebbe cordialissimi rapporti con l’imperatore d’Oc-cidente Enrico IV, l’umile supplicante di Canossa. Quando questi venne a Venezia a venerare il corpo di S. Marco, ritrovato dopo l’incendio della basilica avvenuto al tempo di Pietro Candiano IV, tenne al fonte battesimale una sua figlia, che ricevette il nome di Enrica. Dalla moglie Cornelia Bembo, secondo il Barbaro, avrebbe avuto anche tre figli, Luchino, Angelo e Ordelaf (anagramma del cognome Faledro), che raggiunse pure il soglio ducale. Gli è attribuito anche un fratello, ma di questo non si conosce il nome. Il popolo però non gli perdonò la grande carestia, che imperversò durante il suo dogado, e quando morì (1096) corse alla sua sepoltura, buttando pane e vino e gridando: « saziate mo’ che in vita non hai volesto proveder a far ubertà al puovolo ». Il successore Vitale I Michiel figlio di Andrea, stato ambasciatore a Costantinopoli, è noto per la prima spedizione dei Veneziani in Terrasanta, per il primo scontro con i Pisani, per l’aiuto dato alla contessa Matilde di Canossa allo scopo di riprendere Ferrara e per la spedizione contro i Normanni in Puglia. La sua illustre casata secondo i tardi genealogisti deriverebbe dalla gente Anicia ro mana e fa parte anche essa delle dodici più antiche veneziane. Essa alzava lo stemma d’argento a tre fascie d’azzurro. Vitale Michiel morì nel 1102, ucciso da Marco Casolo e fu sepolto nell’atrio della chiesa di S. Marco, dove si vede il monumento eretto alla moglie Felicia, morta l’anno innanzi, che sta in 48 -