di nome Raimerio, da cui nacque una figlia che sposò Andrea Dandolo fratello del doge Enrico. Domenico Morosini 11 monumento sepolcrale del successore, Domenico Morosini, consistente in un’arca marmorea, addossata al muro esterno della chiesa di S. Croce, sul quale si leggeva l’iscrizione incisa in una lapide, è sparito con la demolizione della chiesa e del monastero, avvenuta al principio dell’Boo. Secondo il Cicogna avrebbe fatto parte, come sostegno od ornamento, di esso o di quello del doge Olio Mastropiero, del quale dirò in seguito, un capitello di marmo greco con un caratteristico monogramma, che lo farebbe credere derivato dalla Siria insieme alle colonne di Acri situate all’ ingresso della porta del battistero di S. Marco. Il capitello, di cui riporta nelle Iscrizioni il disegno il Cicogna, era collocato sopra una colonna di granito posta sull’angolo della demolita chiesa di S. Croce. Chi fosse e che cosa abbia fatto questo principe, mi esime dal dirlo l’iscrizione tombale che qui traduco, che ce lo presenta abbastanza chiaramente e ci fa conoscere il suo curriculum vitae. «Qui giace Domenico Morosini, già doge di Venezia, con la dogaressa Sofia sua moglie. Fu buono e molto prudente, pieno di fede e di verità, amante della patria. Fu il primo ad entrare in Tiro. Ricuperò l’Istria e Pola con cinquanta galere capitanate dal figlio Domenico e da Marino Gradenigo. Questo doge glorioso e nobilissimo fece pace con la Chiesa, prima turbata dalla grande discordia fra il doge Polani e il patriarca Enrico Dandolo, e col re di Sicilia col quale i Veneziani erano in grande guerra a causa dell’impera-tore Emanuele d’Oriente. Durante il suo regno dall’imperatore Federico Barbarossa fu rinnovato il privilegio agli ambasciatori veneti Domenico di lui figlio, conte di Zara, Vitale Falier e Giovanni Bonaldo. Morì questo principe di felice memoria nel mese di febbraio (1156)». La sua casata è una delle dodici apostoliche. I tardi genealo- 52 '