vanni, e dopo questi S. Michele e S. Giovanni Battista, che presen-tano rispettivamente il doge e la dogaressa a Gesù Cristo. L’arco è fiancheggiato da due campanili con tre ordini di nicchie per uno, sormontate da pinnacoli. Nei due ordini inferiori stanno tre santi per uno, nel superiore e sui pinnacoli uno solo. Sotto i lembi della coltre della bara scolpiti in fioroni, stanno gli emblemi degli Evangelisti, intramezzati da grappoloni di fiori e di frutta. L’arco, internamente scolpito a stelle, contenute dentro cerchi, è terminato da una cornice scolpita a fogliami. Ai lati dell’arco e nei modiglioni, che reggono l’arca, pure scolpita a fogliami, stanno gli stemmi Mo-rosini (d’oro alla banda d’azzurro). Il monumento, che un tempo era tutto dorato, è completato da un grandissimo affresco, che gli sta dietro, di cui si distinguono appena confusamente i contorni. La iscrizione è scolpita in una lapide, che sta fra i modiglioni. Dell’epoca è certamente il testo, mentre la datazione, che sta sotto, come apparisce dalla scrittura, deve essere stata aggiunta posteriormente. Il Fogolari, pur riconoscendo nella scultura l’influsso toscano, vede in esso una manifestazione dell’arte arcaica veneziana con tendenze bizantine e romaniche ed una imitazione nella struttura generale di quello del doge Francesco Dandolo, esistente nel Capitolo dei Frari, che abbiamo veduto. Anch’egli, prima di essere assunto al dogado, il io giugno 1382, all’età di 74 anni, aveva sostenuto con onore eminenti cariche pubbliche, per cui era stato elevato alla dignità di procuratore de su-pra. Aveva avuto diverse missioni diplomatiche ed era stato uno degli elettori del doge Marin Falier. «Fu uomo eloquentissimo e sapientissimo, amatore della giustizia» come scrive il Sañudo. Prima di darsi alla vita pubblica, aveva fatto anche lui il mercante e si narra che una volta abbia offerto allo Stato tutto il ricavato di merci acquistate a Rodi. Dopo la presa di Chioggia ad opera dei Genovesi, mostrò tanta fiducia nelle fortune della patria da acquistare le molte case della città che gli vennero offerte dai profughi, essendo uno dei 98 -