dogado fu turbato da incursioni di corsari e di pirati nell’Adriatico, fra 1 quali 1 più infesti erano gli Uscocchi, da controversie con la Corte romana e da una lotta interna contro il Consiglio dei Dieci, che dovette rinunziare alla giunta. Nel corso di esso vennero alleviate le gravezze, venne restituito il denaro affluito alle casse pubbliche durante l’ultima guerra col Turco, venne perdonata Bianca Cappello e dichiarata figlia della Repubblica, quando andò sposa a Francesco Dei Medici, granduca di Toscana, e arrivò a Venezia un’ambasceria giapponese. In fine, a causa della tardissima età, si affievolì tanto da addormentarsi ogni momento. Per impedire che cadesse, si dovette mettere nel suo sedile in Collegio uno speciale appoggio di legno, coperto di velluto cremisi. Poco prima di morire si narra che gli sia caduto un giorno in Collegio dal capo il corno ducale, che rotolò per terra. Il 30 luglio 1585 lasciò improvvisamente questa vita dopo aver sentito messa, sedendo in poltrona. Aveva allora raggiunto la bella età di novantaquattro anni ! Gli vennero fatti i solenni funerali nella chiesa dei Ss. Giovanni e Paolo nei quali lesse l’elogio funebre il patrizio Antonio Longo. Prima di morire fece una specie di testamento politico, che consegnò ai consiglieri quale ultima prova del suo affetto per la patria. Aveva preso in moglie Arcangela Canal morta prima che diventasse doge, dalla quale ebbe un figlio di nome Antonio, che sposò Paola Mocenigo. Il Barbaro afferma che si vedeva un suo ritratto anche nella sala Obizzi del castello del Cataio. Il monumento del doge Pasquale Cicogna si erge nella chiesa di S. Maria Assunta dei Gesuiti, sulla porta a destra dell’altare maggiore. Al lati di questa sorgono da alti piedestalli, due per parte, quattro colonne di marmo grigio macchiato di bianco di ordine composito, che reggono la trabeazione sormontata nella parte poggiata sulle colonne centrali da un frontespizio triangolare. Al di Pasquale Cicogna - 197