che afferma che la cappella aveva ornati di questo metallo. Chiude la cappella una artistica cancellata di ferro con ornati di bronzo. La famiglia Giustinian, da cui il doge trasse i natali, secondo 1 tardi genealogisti deriverebbe dagli imperatori Giustiniano e Giustino II e dalle famiglie Anicia ed Angela Flavia romane. Sarebbe venuta a Venezia da Costantinopoli, passando per l’Istria, dove avrebbe fondato la città di Capodistria (Giustinopoli). Secondo un poco attendibile racconto, dopo giunta a Venezia verso il 1171 sarebbe stata per estinguersi in seguito alla morte avvenuta in Armata di tutti i membri maschi, se Nicolò monaco a S. Nicolò del Lido, sposando con permesso del papa, come abbiamo visto, la figlia del doge Vitale II Michiel, non l’avesse continuata. Sia o non sia vera la leggendaria origine imperiale, è indubitato che è una fra le più illustri e antiche famiglie del veneto patriziato, appartenente al ceto delle vecchie, che conta fra i suoi membri S. Lorenzo, dei beati e una lunga serie di personaggi eminenti. A differenza dei Corner, tutti i rami della famiglia Giustinian erano provveduti di beni di fortuna e anche i meno abbienti non accettavano cariche inferiori alle Quarantie. Fece eccezione il ramo dei conti di Carpasso che, dopo la presa di Cipro da parte dei Turchi, perdette il feudo e fu ridotto in miseria tale, che il primogenito di esso non portava più la stola d’oro di cavaliere ereditario per timore, come scrive argutamente un contemporaneo, « di perderla all’osteria » ! Il doge, nato quartogenito di sei fratelli il 2 marzo 1619, ebbe per genitori Pietro e Marina, appartenente questa alla discendenza dei Giustinian dei Vescovi. Il ramo di cui faceva parte il doge era proprietario di uno dei magnifici palazzi archiacuti veneziani, situati a S. Barnaba sul Canal Grande, ed era detto dalle budella d'oro, soprannome perfettamente giustificato, avendo dichiarato nella Redecima del 1661 di possedere la vistosa rendita di oltre 8500 ducati, che la voce pubblica faceva salire, forse con ragione, a 30000. Il doge fin dai primi anni si dimostrò molto umile e pio, tanto che 266 -