Contarmi, Pietro Gradenigo, il cavaliere Girolamo Ascanio Giusti' nian, Pietro Zeno e Sebastiano Mocenigo. Dopo lungo dibattito, essendosi ritirati il Pesaro e il Giustinian più quotati, il Manin fu eletto, il 9 maggio 1789, con giubilo universale, in mezzo al quale corse il fatidico ammonitore detto di Pietro Gradenigo, suo competitore: «I ga fato doxe un furlan, la repubblica xe morta». Le feste per solennizzare la sua elezione superarono le più splendide del passato e così le spese per il trattamento degli elettori. Nel giro per la piazza nel pozzetto lanciò solo monete d’oro e persino oselle, facendo lanciare da altri quelle d’argento e poi fece distribuire diecimila ducati ai poveri. Si narra che il furbo suo antecessore in punto di morte abbia preconizzata la sua elezione. Sentendosi mancar la vita chiese con aria faceta al celebre medico Pellegrini, che cercava di confortarlo, di dirgli chi ritenesse degno di succedergli. Questi per contentarlo gli nominò un Priuli (forse Marino Antonio) e ne seguì il dialogo: Renier: No, è un procuratore in erba e per prammatica non lo si può fare - Pellegrini: II... Memmo? (Andrea Memmo) - Renier: No, No: ride sempre; egli è sempre Serenissimo -Pellegrini: PierazZo Gradenigo di Rio Marin? - Renier: El Senato no voi truffaldini... ve dirò mi chi che se farà. L’erario xe in scon' quaisso ocore un ricon, e i farà Lodovico Manin. Dopo eletto, conscio della sua pochezza e preoccupato per le molte spese e per il timore dell’ostilità del vecchio patriziato, aveva cercato piangendo di far cadere la sua elezione, ma non essendo riuscito ne provò una tale angustia che non sapeva quel che si facesse. A pranzo non potè mangiare e quasi svenne ! Naturalmente la satira non lo risparmiava e correvano i versi: El dose Manin, Dal cuor picenin, L’è streto de man L’è nato furlan. 318 -