più ricchi di Venezia. Gli amici gli dicevano: «Michiel l’è meglio tener li denari in questa estremità» ed egli rispondeva «se la città deve aver mal io non voglio aver ben ». La sua generosa azione fu compensata, perchè dopo la guerra gli stabili, che gli erano costati venticinquemila ducati, raggiunsero più di centomila di valore. Era naturalmente molto ben voluto, e quando fu eletto doge in concorrenza con Leonardo Dandolo cavaliere e procuratore, Piero Corner procuratore e Giovanni Gradenigo, tutti ne furono contenti. Morì di peste il 150 16 ottobre dello stesso anno dopo appena quattro mesi di dogado, durante il quale nulla avvenne di notevole. Secondo il Cicogna le sue spoglie mortali non sarebbero state deposte nel monumento per timore del contagio, ma non so quanto possa essere attendibile queste ipotesi non essendoci in quei tempi tanti scrupoli a questo proposito. Aveva preparato una riforma delle leggi, che riusci appena ad iniziare. Con lui sali sul trono ducale la moglie Cristina Bondumier, che gli procreò un maschio di nome Giovanni. Era figlio di Marino di Andrea che insieme a lui ebbe altri sette maschi. Fece testamento, per quanto risulta dal catastico delParchivio del convento dei Ss. Giovanni e Paolo, ma disgraziatamente non mi è stato possibile di rinvenirlo, come pure non mi è stato dato di trovare quello della moglie. Aveva il suo palazzo nelle vicinanze della chiesa dei Ss. Giovanni e Paolo. Antonio Venier, il rigido doge giustiziere, riposa anche lui ai Ss. Giovanni e Paolo. Il monumento, che lo ricorda, sorge sopra la porta grande della cappella del Rosario e fu eretto dai commissari in seguito alla sua disposizione testamentaria. Egli giace disteso sull’urna fatta a bara, con un cuscino su cui posa la testa ed uno ai piedi sopra la coltre funebre, che pende ai lati. Sotto la coltre, l’urna, chiusa da cornici in alto ed in basso, è lavorata ad intagli con sette mascheroni (cinque di fronte e due ai lati). Al di sotto di essa sono scolpite sette nicchie archiacute (cin- Antonio Venier - 99