toii se ne sostituiscono quattro, che a loro volta devono eleggerne quaranta, uno per famiglia, che saranno gli elettori del doge. Fra il 1229 e il 1249 gli elettori da quaranta sono portati a quarantuno per evitare che i voti possano ripartirsi in due parti eguali. Tale dispositivo si trova in vigore sino all’anno 1268, in cui fu stabilito il complicato sistema elettorale che durò, con poche e leggere varianti, fino alla caduta della Repubblica e che è cosi riassunto in un sonetto: Del Consiglio Maggior primieramente Trenta cavansi a sorte; i quali allhora Rimangon Nove ; et poi senza dimora Parte (restando questi) il rimanente. Son poi Quaranta eletti, et nel seguente Consiglio espressi : ma la sorte honora Dodici sol, ch’eleggon essi ancora Pur Venticinque de la Nobil gente. Quinci tornano a Nove ; a cui concesso Vien che Quarantacinque habbiano eletti{ Ch’ai fin la sorte in Undici rimane. Da questi è poscia il Quarant’un espresso : Ch'eleggon (stando ogni hor chiusi e ristretti) Con venticinque voti il Sommo Duce. Dopo che venne stabilito che ci volessero 25 dei 41 elettori favorevoli per la nomina del doge, si decretò pure che i 41 dovessero essere presieduti da tre eletti nel proprio seno; che i voti fossero estratti dalle urne da un fanciullo detto ballottino ducale, e venne tolta la possibilità di essere dei 41 ai parenti dei concorrenti ed a più di uno per lo stesso casato. Infine, nel 1553, venne sancito dalla legge che ciascuno dei 41 dovesse essere approvato a maggioranza dal Maggior Consiglio. 3. Il sistema di elezione, che si può forse considerare il più complicato di quanti siano mai esistiti, potrebbe far credere che fosse impossibile la corruzione dei voti. E questo ha voluto dimostrare, nei suoi studi storici sugli ultimi cinquant’anni della veneta repubblica, il N. H. conte Gerolamo Dandolo, che fu direttore dell’Ar- ' 15