Pietro Gradenigo polto nel primo chiostro della chiesa dei Ss. Giovanni e Paolo. La sua arca di porfido, che esisteva ancora nel 1580, come si legge nel Sansovino, sembra fosse collocata in alto, appresso alla porta principale della chiesa. Ora è scomparsa e non esiste che la lapide con l’iscrizione, che le stava vicina, che è stata collocata dentro la chiesa dei Ss. Giovanni e Paolo, sotto la statua equestre di Pompeo Giustiniani. Se non è bugiarda, fu uomo sapiente, prudente, di acuto ingegno, probo, di grande eloquenza e più che tutto amante della sua patria. Prima di arrivare al principato anch’egli aveva coperto molti importanti uffici. Era stato podestà di Bologna, bailo a Tiro, podestà di Padova, generale in Istria e contro i Triestini, conte di Ossero. Durante il suo dogado, venne conclusa la pace con Ancona, venne domata la ribellione degli Istriani e dei Triestini e si dette principio a battere in Zecca il famoso ducato d’oro o zecchino veneziano. Era figlio di Giberto noto generale, che secondo il Barbaro avrebbe avuto insieme a lui un altro figlio, e apparteneva al ramo dei Dandolo di S. Moisè. Non si conosce il nome della moglie dalla quale avrebbe avuto quattro figli, Andrea procuratore, Giovanni, Marco ed Enrico. Una figlia sposò Marino Gradenigo. Morì il 2 novembre 1289. Gli successe Pietro Gradenigo, detto Perazzo o Pierazzo, che fu eletto doge a soli 38 anni, il 25 novembre 1289. Egli fu sepolto nella, chiesa di S. Cipriano di Murano in un’urna che aveva il coperchio scolpito con varie figure di santi, in rilievo, collocata a mano sinistra della porta d’ingresso, a poca altezza da terra. Da un acquarello del Grevembroch apparisce che il coperchio di pietra al suo tempo non presentava più rilievi di figure e si trovava in poco buone condizioni. Il prospetto semplicissimo era incorniciato di pietra con due riquadri di porfido divisi da una colonnetta a spirale ed il basamento poco elevato era formato da una semplice lastra 70 -