ricorda l’epigrafe, Petronilla, figlia di Leonardo I De Tocco, conte di Cefalonia e duca di Leucade, vedova di Nicolò li dalle Carceri, duca dell’Arcipelago, e moglie in seconde nozze di Nicolò Venier e la piccola Orsola, loro figlia, mancate ai vivi prima della dogaressa. L'urna, sostenuta da due modiglioni, presenta nel prospetto al centro Cristo morto e ai lati, separati da riquadri, il profeta Isaia e San Pietro Martire. Cornici intagliate limitano sopra e sotto l’urna, alla quale sovrasta un grande arco gotico, retto da due mezze colonne a cordoncini spirali, che posano sopra due leoni di marmo. L’arco è fiancheggiato da due campanili, che contengono due statue rappresentanti l’Annunciazione, ed hanno nelle basi scolpiti gli stemmi V enier sormontati dall'elmo, cimato di un leone rampante. Su di esso si innalza la statua di S. Agnese santa tutelare della dogaressa, sotto il piedestallo della quale si vede scolpito in un medaglione a bassorilievo il Padre Eterno. Ai lati di questo spuntano dieci fioroni, con nel centro altrettanti busti di santi. Dietro all’urna e sotto all’arco è scolpita in bassorilievo la Vergine in trono, che regge il Bambino Gesù con S. Marco e S. Antonio abate ai lati. Il monumento nell’insieme risente molto dell’arte trecentesca e le sculture non rifinite nei particolari sono attribuite a Filippo di Domenico, veneziano, seguace dei Dalle Masegne. L’epitaffìo è scritto in una piccola lapide, che sta sotto l’arco fra i modiglioni. Nel 1907, durante i restauri dell’attigua cappella del Rosario, l’arca venne aperta e vi si trovarono sette od otto teschi, un mucchio d’ossa e un cadavere mummificato. Le ossa vennero chiuse in una cassa e la mummia venne con grandi precauzioni rimossa e fotografata. Essa deve essere il resto mortale di Petronilla De Tocco, che era alta di statura e fo'-mosa, misurando un metro e settantacinque centimetri di statura. Aveva intatta la dentatura, piccole le estremità, le unghie ottimamente conservate, le dita lunghe ed affusolate, soltanto il petto era scarnato fino alle costole. Finito il restauro i resti vennero tutti rimessi nell’urna, nella quale fu trovato anche uno spadino settecentesco. - 101