rettangolari. Nella nicchia centrale si vede scolpita la Vergine seduta, che tiene il Bambino sulle ginocchia e nelle due laterali la stessa Vergine in piedi e un angelo. Nel bassorilievo di sinistra è rappresentato il martirio dell’evangelista Giovanni, ficcato fino al collo in una botte, che due uomini riempiono di olio bollente, mentre in alto Dio lo benedice, e in quello di destra la Crocifissione di S. Andrea, nella quale due carnefici tirano ciascuno una lunga corda con la quale stringono alla Croce così forte l’apostolo e con tanti giri che sembra fasciato. In due piccole nicchie laterali al sarcofago stanno due statuette con l’aureola in testa. L’iscrizione in esametri, di cui non si conosce l’autore, è scolpita su una tavola di marmo incassata nel muro al di sopra del mausoleo. Il Petrarca ne aveva composta una ben migliore, per desiderio del cancellier grande Benintendi De Ravagnani, ma non fu accettata. Il doge dette le disposizioni per la sua sepoltura nel testamento del 3 settembre 1354, di quattro giorni anteriore alla sua morte. Vi si legge infatti: .... « eligimus sepulturam nostram in ecclesia Sancti Marci, ubi melius placuerit Dominio et procuratoribus Sancti Marci, sed li' benter vellemus prò consolatione anime nostre esse in capella Sancti Jc-hannis Evangeliste et quod ibi fiat sepulcrum in loco decenti et secundum honorem ducatus in ornatum et non deformitate ecclesie, in quo, si Dominacio et Procuratores predicti voluerint consentire, ponatur etiam consors nostra ». La dogaressa sua moglie, Francesca Morosini, volle invece essere sepolta a S. Giovanni Evangelista di Torcello, nell’arca dei Dandolo, come risulta dal testamento del 9 dicembre 1373. Questo grande principe secondo l’albero genealogico compilato dal Simonsfeld sarebbe stato l’unico figlio di Fantino, cugino del doge Francesco e secondo il Barbaro invece avrebbe avuto tre fratelli. Egli fu certamente uno dei più eminenti uomini del suo tempo e si dice che primo fra i patrizi, sotto la guida di Riccardo Malombra, ottenesse la laurea dottorale a Padova, dove poi tenne 80 -