piter sacrilege - Vendidisset - Deo tamen Rempublicam protegente -Excessit evasit erupit». « Paulo Rainerio - Sapientissimo Venetiarum duci - Optime merito - Qui - Relictis omnibus praeteritis - Sceleribus innumeris -Ad supremam imperii dignitatem evctus - Auri sacra fame prae-mente - Ecclesiasticas dignitates - Ministeria palatii - Stationes pau-perum - Stercora quoque vendidit - Uxor moestissima - Monumen-tum posuit - Anno MDCCLXXXIX ». Eppure, a parte la sua smania di arricchire la famiglia e la sua incostanza politica, con lui si spense un eminente uomo di Stato, l’ultimo dei grandi dogi, che se fosse vissuto sino al ’97, Venezia avrebbe fatto, come scrisse il Tommaseo, per lo meno una fine migliore. Egli prevedeva lo sfacelo come risulta dalle memorabili parole da lui pronunziate in un discorso in cui invitava i patrizi alla concordia mettendo brutalmente in vista le misere condizioni di Venezia: « Se c’è Stato che abbia bisogno di concordia siamo noi, che non abbiamo forze nè terrestri, nè marittime, nè alleanze, che viviamo a sorte per accidente, e viviamo nella sola idea della prudenza del governo della Repubblica veneziana ». La sua discendenza continua ancora. Di essa emersero nel secolo scorso due gentili dame, Giustina vissuta a lungo nel palazzo ducale col nonno, che assisteva nelle cerimonie e nei ricevimenti, andata sposa a Marcantonio Michiel, letterata di non comune valore, nota specialmente per il libro sulle origini delle feste veneziane e per il salotto, ospitale ritrovo della nobiltà e di colti ed eminenti personaggi, e Adriana, moglie di Paolo Zanini, che continuò nel suo salotto le nobili tradizioni della prozia. Lodovico Manin L’ultimo doge Lodovico Manin riposa nella chiesa degli Scalzi nella sontuosissima, barocca cappella della sua famiglia, a cui si accede per un cancello di ferro battuto dorato, .che chiude la balaustrata di marmo bianco e rosso sormontata da una ringhiera pure di 314 -