VI. DA SEBASTIANO VENIER A NICOLO’ CONTARINI Sebastiano Venier, quando morì, venne sepolto provvisoriamente, in attesa di erigergli un degno monumento, nella chiesa di S. Maria degli Angeli di Murano in una tomba vicino ai gradini del presbiterio chiusa da una ora corrosa lapide come si legge dall’iscrizione sopra scolpita. Ciò avvenne contrariamente al testamento steso il 22 giugno 1568, prima di essere eletto doge, in cui aveva disposto di essere sepolto nella tomba di famiglia, che stava sotto il coro delle monache della stessa chiesa e sulla lapide della quale, rotta in due pezzi, il Cicogna lesse l’iscrizione: n Moysi Vene-ric.... sibi suisque p.... ». Sembra avesse una speciale predilezione per questa chiesa essendovi stato benedetto il suo matrimonio ed essendo monaca nell’ annesso convento sua sorella Eugenia. La provvisorietà però fu tale che, dopo morto, nessuno degli appartenenti al suo ramo, che. si estinse completamente solo nel secolo XVIII, si ricordò di mantenere la promessa! Nè valse il richiamo dello storico Gianpietro Contarmi, che scrivendo della battaglia di Lepanto esclama : « non ha egli meritato una statua di bronzo a eterna memoria del suo valore et specchio come gli altri nobili ve-netiani si devono portare verso la patria ? » Egli era invece soltanto ricordato da due busti in bronzo, uno nella sala dell’Armamento ed uno in quella delle Armi del Consiglio dei X in palazzo ducale, mentre la memoria della gran battaglia era perpetuata dal monumento al- - 187 Sebastiano Venier