Antonio Priuli città ». I trentaquattro giorni del suo dogado, cominciati con la prò* cbmazione della pace con l’Austria, furono agitatissimi e trascorsero fra i sospetti ed i timori per la congiura tramata dagli Spagnoli contro Venezia, di cui andavansi scoprendo le fila. Come il suo antecessore, non prese moglie e concentrò tutto il suo affetto nei figli del fratello Francesco, lasciando loro tutto il suo. Perchè mai lo dimenticassero, fece nel testamento la bizzarra disposizione che ogni cinque anni, colle rendite della sua parte, venissero coniate per i discendenti di suo fratello medaglie di oro fino colla sua effigie, nome, anno e numero del quinquennio, del peso di cinquanta carati per i maschi e di venticinque carati per le femmine, e medaglie di argento fino per i discendenti di sua sorella Orsola, che aveva sposato Vincenzo Querini, del peso di due oncie per i maschi e di una oncia per le femmine, sempre che i discendenti avessero raggiunta l’età di dieci anni. 11 doge Antonio Priuli sembra certo che riposi a S. Lorenzo, ma non si sa con esattezza in che sepoltura sia stato deposto. Il Cicogna ritiene che giaccia in una situata dinnanzi all’altare maggiore, che non porta iscrizione sulla lapide. Comunque è indubitato che essa apparteneva al suo ramo, come risulta da un elenco di tombe della chiesa del 1787. Dal testamento, del 6 aprile 1623, nulla di preciso risulta, disponendo egli di essere depositato in cassa a S. Lorenzo o in altra chiesa a volontà dei suoi quattro figli maschi, nominati commissari, ai quali si rimette « perchè satisfa-ciano alla pubblica honorevolezza » e per la scelta della chiesa in caso decidessero di erigergli un monumento « di che (come osserva poi) non ne ho ambitione alcuna ». Ordinò invece esplicitamente che il suo « corpo non sia aperto... ma posto in una cassa... facendo nel cadileto una figura di stucco, come si fece della beata memoria del serenissimo Leonardo Donato nostro precessore ». In ogni caso 222 -