ape. A suo ricordo venne conservata nell’Arsenale l’armatura, che portava e che forse ancora esiste, confusa fra le altre. Le sue imprese vennero narrate da Coriolano Cippico, cele-brate in versi latini dal poeta vicentino Bartolomeo Pajello e ri-cordate in funere da Domenico Bollani. Prese in moglie Laura Zorzi, dalla quale non ebbe figli e che morì prima che egli diventasse doge. Lasciò una figlia naturale di nome Bianca, che sposò Alessandro Martinengo, e un figlio natu-rale di nome Filippo, che diventò priore della Cà di Dio. Andrea Vendramin, successo a Piero Mocenigo, ha ora il suo monumento ai Ss. Giovanni e Paolo, nella cappella maggiore. Pri-ma questo sorgeva nella chiesa dei Servi, sul lato sinistro, fra la porta che conduceva al primo chiostro e il monumento di Gio-vanni Emo, che stava vicino alla cappella dell’Annunciata pure degli Emo, e di fronte al monumento del doge Francesco Dona. Fu collocato ai Ss. Giovanni e Paolo insieme alle ossa del doge, dopo la demolizione della chiesa dei Servi, avvenuta nel 1815, per inizia-tiva di Nicolò Vendramin Calergi, discendente da Paolo, figlio del doge. Per poterlo collocare si dovette spostare il monumento vicino del doge Marco Corner e togliere l’urna del doge Dolfin. Ai piedi del monumento esisteva ai Servi la seguente iscrizione, che venne fatta apporre dal patriarca di Venezia, cardinale Francesco Vendramin, molto probabilmente per ricordare i defunti della famiglia sepolti in varie tombe della chiesa. « Franciscus S. R. E. Card. Vendramenus Patr. Venet. Dalmatie q. primas - Andr. ducis pionepos hoc monumentum - p. c. - anno MDCXVHI ». La statua del doge disteso, con le mani incrociate sul petto, giace sopra il cataletto, che è sostenuto ai lati da due aquile e nel centro da un tondo con due grandi ali, che poggiano sul sarcofago. Dietro al doge stanno tre giovani, che reggono faci e, sul davanti e sui fianchi del sarcofago, in apposite nicchie, le sette virtù teoio- Andrea Vendramin ' ’33