credettero conveniente e decoroso di riprodurre nella sentenza con cui condannarono i due giovani a due mesi di carcere nei così detti pozzi, a cento lire di ammenda e a dieci anni di bando dalla contrada di S. Ternita. Appena chiuso nella segreta, Lodovico Venier si ammalò, forse anche per il contagio, che in quel triste luogo serpeggiava. Amici, famigliari ed i giudici stessi si interposero presso il doge, perchè al giovane fosse mitigata la pena o momentaneamente sospesa in considerazione della malattia, ma egli rimase irremovibile e lasciò che il figlio si spegnesse lentamente nell’oscura prigione, per timore, come si legge nell’epigrafe della sua tomba, di perdere la nomea di giusto ! Quanto abbia pesato su di lui questo terribile atto di giustizia, in fondo contro natura, lo rivelano le sue disposizioni testamentarie in favore di Priamo, figlio naturale del figlio Lodovico, quasi volesse, beneficando questo, espiare la spietata sua severità! Anche la dogaressa, donna di non comune intelligenza, affezionatissima al marito ed ai figli, nei suoi testamenti, ad eccezione dell’ultimo, ricorda e benefica Priamo, ma con minore interesse del doge non avendo forse rimorsi sulla coscienza, per aver cercato in tutti i modi, come madre, di salvare la vita al suo nato. Giuseppe Gatteri in una incisione, rappresentante questo episodio, ha messo pure lei fra quelli che supplicano il doge di essere più umano ! Morì vecchissima nel 141 o ed ebbe solenni funerali coll’ intervento del doge e della Signoria. Dal loro matrimonio nacquero, oltre a Lodovico, Giacomo che sposò una Loredan, Nicolò, Alessandro, Clara, che sposò Maffio Lion, e Valvina, finita monaca. A questi il Barbaro aggiunge Benedetto, che avrebbe sposato, mentre il padre era doge, una Marcello. Il di lui successore, Michele Steno, che, nella sua leggera e dissipata gioventù, fu uno degli attori principali della grande tragedia di Marin Falier, fece erigere, vita naturai durante, come ri- Michele Steno - 103