fissati, sono vagamente intagliati con motivi decorativi del Rina-scimento. Quando il monumento fu eretto per commissione dei discendenti del doge, come nota il Sanudo, non aveva iscrizione. Questa vi fu apposta più tardi ed esisteva certamente prima del 1580, perchè il Sansovino la riprodusse nella sua Guida. Il monu-mento è generalmente ritenuto opera della prima maniera di Pietro Lombardo, influenzato dall’arte di Bartolomeo Bellano, padovano. Pasquale Malipiero, uno dei sei figli maschi di Francesco del ramo di S. Severo, nacque verso il 1392. Era un esponente del partito contrario al doge Foscari, e si era fatta una notevole posizione nella vita pubblica veneziana, distinguendosi come militare e diplomatico, in modo da meritare di essere insignito della dignità procuratoria. La sua casata, molto antica, sarebbe, secondo alcuni, derivata nientemeno che da Pilemene, re di Paflagonia, venuto in Italia da Troia con Antenore ! Secondo altri, più modesti, dalla gente dei Mestrii romana e secondo altri ancora sarebbe originaria della Boemia. Certo è che apparisce nelle carte veneziane non prima del 1147. Egli fu eletto doge il 30 ottobre 1457 in concorrenza col procuratore Marco Foscari, fratello del doge Francesco, e dei procuratori Cristoforo Moro e Paolo Tron. Ebbe un tranquillo ed incolore dogado, che Domenico Malipiero, suo pronipote, così efficacemente descrive, dandoci anche il suo ritratto fisico e morale. « Pasqual Malipiero pro-curator de ultra de età de 65 anni fo fatto Dose da i quarantun con 25 balote; e reussì felicemente in tutte le cose, con honor e utile della Terra. Fo homo giusto, grave de aspetto, de bella maniera, de mezana statura e de mediocre facultà. No fo fatto in so tempo cosa degna de memoria ». A questo si può aggiungere che fu un grande ammiratore del bel sesso col quale ebbe molte buone fortune. Quanto amasse il viver tranquillo e fosse alieno dalle lotte, ce lo rileva il Sanudo, ricordando un epitaffio scritto per lui, in cui è detto « Dux pr.cificus » e la scritta sul suo ritratto nella sala del Maggior Consiglio nella quale è riprodotto lo stesso concetto « Me duce Pax pa- 118 -