la coronazione vanno col tempo diventando cosi solenni, grandiose e dispendiose che la Repubblica comincia a preoccuparsene e finisce il io gennaio 1645, mentre imperversava la guerra di Candia, col proibire la coronazione. La dogaressa continua a mantenere la sua posizione ed il suo titolo di serenissima, ma non porta più il corno ducale in testa. Dopo le gloriose vittorie del Morosini e la conquista della Morea viene permesso un breve strappo a questa legge, nel 1694, con l’incoronazione di Elisabetta Querini Valier, ma poi si tornò a mettere in vigore la legge proibitiva, che durò fino alla caduta della Repubblica. Negli ultimi tempi, dopo eletto il doge, solo un segretario veniva mandato a complimentarsi con la dogaressa, che lo riceveva nella sala d’udienza del suo palazzo e non avevano luogo cerimonie per l’ingresso. Nelle feste, nei ricevimenti e nei banchetti vestiva il manto col velo e sedeva a sinistra del doge sopra una sedia speciale. Patrizi andavano ad invitarla ufficialmente in occasione di feste e la ricevevano ai piedi della scala o alla riva con torce e servi. Al suo arrivo si sospendevano il ballo e la musica. In cerimonia usciva con due gondole ed era preceduta da due scudieri e seguita da altri due, che le reggevano il manto. Il Molmenti ritiene che la prima figurazione del suo vestito si possa vedere nel mosaico della fine dell’XI secolo, esistente sulla facciata della basilica di S. Marco, rappresentante il trasporto a Venezia della salma di S. Marco. Difatti in esso apparisce in un gruppo di gentildonne una, vestita con manto e cintura rossi e corona in testa, che potrebbe essere la dogaressa. Nei tempi storici, come si vede in disegni a colori esistenti nei Cerimoniali della veneta Repubblica, portava nelle grandi cerimonie il manto d’oro alla ducale, la veste d’oro con maniche larghe e sottana e sulla testa un velo spiovente sulle spalle che, se era stata coronata, veniva sormontato da un piccolo corno ducale simile a quello dei dogi ed al 30 -