Egli fu senza dubbio il più eminente personaggio della sua illustre casata, una delle apostoliche, che la tarda tradizione afferma sia derivata dall’ancor più antica degli Ipati o Dauli. Certo il cognome Dandolo ha risuonato a Venezia fino dalle sue prime origini. La fama di questa grande stirpe ha varcato i confini non solo di Venezia, ma anche d’Italia. Il Dumas nei Tre Moschettieri per far rilevare la grande nobiltà di Athos lo paragona in prima linea con un Dandolo e in seconda linea con un Montmorency ! L’imperatore d’Austria Ferdinando I d’Asburgo Lorena insigni Silvestro Dandolo, ufficiale della Marina veneta e poi comandante della flotta austriaca, defl’ordine supremo del Toson d’oro e non si peritò di rimproverare alcuni cortigiani, che si erano permessi di ridere alle sue spalle per la bassa statura e per il grande naso, dicendo: « Non ridete, perchè non so se egli sia più nobile od io ». Suo figlio, Gerolamo, fu un erudito di non comune valore, direttore dell’Archivio di Stato di Venezia. Ora la grande casata pare sia estinta, ammenoché qualche ignoto discendente non esista, che trascini nell'oscurità la gloria degli avi.
     I	resti di Pietro Ziani, successore di Enrico Dandolo, riposano insieme a quelli del padre e del fratello nella sepoltura, che loro dettero, come abbiamo visto, i padri benedettini di S. Giorgio Maggiore. Egli era stato deposto dopo la morte, il 13 marzo del 1229, nel monumento paterno come si leggeva in un’epigrafe vicina a quella, che ricordava il padre.
     Prima di essere doge, aveva avuto vari comandi nella veneta fletta ; era stato podestà di Padova, conte di Arbe e consigliere ducale. Fatto doge aggiunse, ai titoli prima usati, quello di signore di un quarto e mezzo dell’ Impero d’Oriente. Durante il dogado, benché amasse il quieto vivere, come dimostrò facendo pace con Genova, non esitò a combattere per ricuperare Caridia ed altre isole e città della Grecia, toccate a Venezia nella divisione dell’impero
 Pietro
 Ziani