70 COMMEMORIGLI, LIBRO XI. di Crivel de Volmesvoerd), ai servigi militari di Venezia con 120 lance per 6 mesi e 6 di rispetto, cominciando a percepire il soldo 50 giorni dopo avuta la prestanza. Fatto nel palazzo ducale di Venezia. — Testimoni il cancellier grande e tre notai della cancelleria ducale. 216. — 1426, ind. IV, Febbraio 9. — c. 129 (127). — Condotta di Lodovico del fu Jacopo del Verme, rappresentato da Giovanni de’ Mori da Cremona (procura in atti di Giovanni del fu Bartolomeo da Lucca) con 200 lancie ai servigi di Venezia, per 6 mesi e 6 di rispetto a cominciare un mese dopo che avrà ricevuto la prestanza. Fatta nel palazzo ducale di Venezia. — Testimoni tre notai ducali. 217. — 1426, Marzo 4. — c. 101 (99). — Simile al n. 139 a favore di Benvenuto ed Antonio di Francesco fratelli, per caratelli 150. 218. — 1426, Marzo 9. — c. 101 (99). — Simile a favore di Zaccaria della Spiga, per 100 caratelli. 219. — 1426, ind. IV, Marzo 15. — c. 126 (124) t.° — Condotta del cavalier Pietro Palangano da Trani, rappresentato da Gregorio de Caputo da Trani (procura in atti di Francesco de Caputo pure da Trani), ai servigi di Venezia con 100 lancie, per 6 mesi e 6 di rispetto. Imbarcherà le sue milizie al più presto dopo 1’ arrivo delle navi mandate dalla Signoria a prenderle, e resterà a di lui carico la spesa dei marinai. Fatta e testimoni come nel n. 204. 220. — 1426, Aprile 1. — c. 155 (157). — Il consiglio degli anziani e 1’ ufficio di provvigione di Genova al doge. A dimostrare l’amicizia di quel comune per Venezia, dichiarano che tosto saputo la cattura di navi venete, e segnata-mente di quelle comandate da Troilo Soranzo, Marco Longo ed Antonio Aldoino, fu ordinato a Bartolomeo Bondenario che le aveva prese e condotte a Bonifacio, di lasciarle libere. Dichiarano che Genova non permetterà si offendano i veneziani, e farà giustizia a tutti quelli dei medesimi che avessero querele per danni. Dato a Genova. 221. — 1426, ind. IV, Aprile 22. — c. 146 (148). — Sorte alcune differenze d’interpretazione fra il despoto di Rascia, il signor Giorgio del fu Vulco e la Signoria veneta circa l’esecuzione del trattato n. 133, differenze che si espongono; Francesco Querini conte e capitano a Scutari e capitano in Albania, procuratore del doge, e il detto signor Giorgio per se e qual procuratore di Stefano despoto di Rascia (procura data in Topolonizza), per togliere ogni questione, pattuiscono (le condizioni sono in volgare) : Il despoto desisterà dalla pretesa di 1000 ducati