DOGE : FRANCESCO FOSCARt. 193 e priore quali bonos et honestos viros, e ad essi producono il libello appellatorio contro la sentenza, la quale è dichiarata nulla e per incompetenza del giudice, e per inosservanza di forme giuridiche, e per erroneità dei fatti a cui accenna, specialmente in ciò che riguarda il marchesato dell’ Istria e 1’ espulsione del patriarca di Aquileia da’ suoi stati; onde la Signoria si appella alla S. Sede o al futuro Concilio. I vescovi e sacerdoti prenominati accettano il libello. Fatto nella stanza del vescovo di Castello. —Testimoni : Giorgio (de’Poli) piev. di S. Simeone e Giuda, prete Antonio da Monza e prete Jacopo da Gaeta, beneficiati in S. Severo, Eleutanio monaco in S. Giorgio maggiore e Pietro Recanati veneziano. — Atti Girolamo de Nicola not. imp. Allegato A: 1433, ind. XIV, Gennaio 10. — Il doge coi suoi consigli creano procuratori del comune di Venezia Marco del fu Nicolò Foscari proc. di S. Marco e Zaccaria di Ettore Bembo dottor di leggi, dando loro facoltà di rappresentare il comune stesso in tutte le sue liti con 1’ asserto patriarca di Aquileja Lodovico (di Teck), e specialmente di appellarsi a papa Eugenio IV e al futuro Concilio contro la sentenza allegato B. Fatto nella sala delle due nappe del palazzo ducale di Venezia. — Testimoni il cancelliere grande, Gioacchino Trevisano e Marco Buono segretari ducali. Atti Alessandro di Assalone dalle Fornaci not. imp. e ducale. Allegato B (s. d.) — Contenuto di sentenza del Concilio di Basilea, che dichiara scomunicati il doge, i suoi consiglieri, luogotenenti, mandatari ecc. se non restituiranno a Lodovico patriarca di Aquileia tutto ciò che tolsero al medesimo, ed ordina che sia reintegrato nel pacifico possesso di tutti i suoi domini (v. n. 4 del libro XIII). 238. — 1435 (143(3), ind. XIV, Gennaio 12. — c. 152 (153) t.° — Giovanni de la Tillaye signore di Montreuil-le-IIenri, consigliere del re di Francia e custode del piccolo sigillo in Mompellieri, faciente anche per sua moglie Brai-deta Colombier quale erede di Giovanni Colombier, la donna stessa, e Nicolò de’ Nicolosi mercante veneziano ili detta città e rappresentante il doge di Venezia, comparsi davanti a Bernardo Violete professore di decreti e giudice della corte regia ordinaria del bali — premesso come la Colombier quale erede di suo padre Giovanni, donatario di Isabella figlia ed erede di Raimondo Serralier di Mompellieri, fosse venuta in possesso del diritto di rappresaglia riconosciuto dal parlamento di Parigi il 23 dicembre 1359 a favore di Raimondo stesso (v. n. 202 del libro IX) contro i veneziani per 6300 fiorini d’ oro di Firenze, più 600 scudi d’ oro di Francia a titolo di spese, più altri 6560 fiorini per danni ed interesse — rinnovando 1’ accordo già fatto in Avignone il 3 Giugno 1434 (atti Umberto de Rota ivi notaio), pattuiscono : Il Nicolosi paga ai coniugi de la Teillaye per una volta e per conto del comune di Venezia 1200 ducati veneti. I detti conjugi rinunziano solennemente al mentovato diritto e ne consegnano al Nicolosi tutti i documenti, dei quali si dà 1’ elenco. E tali patti sono approvati e sanciti dal detto giudice sedente su banco di pietra in casa dei nominati coniugi. Fatto in Mompellieri, nel portico della casa predetta, — Testimoni: Lodo- COMMEMOB1A1.1, TOJIO IV. »5