DOGE : TOMASO MOCENIGO. 27 55. — 1420, ind. XIV, Settembre 12. — c. 42 (40) t.° — Il doge fa sapere di avere, ad istanza di Ciriaco del fu Luxa e di Giovanni di Pietro, rappresentanti il comune di Curzola, fatto a quest’ ultimo le seguenti concessioni : Venezia tratterà il detto comune come gli altri suoi fedeli della Dalmazia ; gli lascierà i suoi statuti, usi e consuetudini ; esso potrà eleggersi a conte un nobile veneziano di due in due anni (non rieleggibile poi per 4 anni) collo stipendio di 700 lire e le rendite di vino e grani percepite in passato da quei funzionari ; potrà godere dei suoi beni comunali, trattine il trentesimo e il sale ; quegli abitanti portando il lor vino a Venezia, non avranno a pagare maggior dazio di quelli di Sebenico e di Spalato; essi saranno trattati, per ciò che riguarda il commercio, come gli altri sudditi veneti. Quel comune potrà, una volta all’ anno e in caso di grande penuria, obbligare le navi che ivi aprodano con grani, a scaricarne, verso pagamento, fino a 200 staia. Conferma a Ciriaco di Luca il terreno concessogli dal detto comune per fabbricarvi una casa (v. n. 56) ; il doge scriverà al conte di Spalato relativamente ai beni di Raffaele d’ Angelo in quella città ; conferma a Giovanni barbiere il luogo di Raciza ed altri stabili dati al medesimo dal comune di Curzola in pagamento di salario ; i debitori dei ragusei potranno abitare in Curzola ; si ordinerà al conte di osservare le concessioni fatte in passato relativamente al commercio del sale. Circa all’ istanze per far saline si provvederà dopo informazione ; nelle appellazioni quegli abitanti saranno trattati come gli altri sudditi. Dato nel palazzo ducale. 56. — 1420, ind. XIV, Settembre 12. — c. 43 (41). — Il doge fa sapere che ad istanza degli oratori del comune di Curzola (v. n. 55) confermò a Ciriaco di Luca il possesso di una casa eretta su terreno donato a quest’ ultimo dal comune stesso il 21 Aprile 1409. Dato come il n. 55. 57. — 1420, ind. XIII, Settembre 17. — c. 47 (42) t.° — Marino Zaba-rella da Padova dottore in ambe, vicario generale temporale della città di Trento, e procuratore di Giovanni (d’Ismina) eletto vescovo della detta città (procura in atti di Giovanni Anchang canonico tridentino e not. imp.), dichiara di avere ricevuto da Giovanni Garzoni, rappresentante il doge e il comune di Venezia, 1000 ducati d’ oro a titolo di prestito, che il detto vescovo restituirà entro il termine del venturo (1421 ?) S. Michele nel luogo che destinerà il doge. Fatto in Venezia. — Testimoni : Francesco Beaciani, Bernardo Rosso e Marco Serafini notai ducali. — Atti Gasparino de’ Merlati not. imp. e scriv. due. 58. — 1420, ind. XIV, Ottobre 9. — c. 64 (62) t.° — Filippo Maria An-glo duca di Milano ecc., nomina suo procuratore Antonio del fu Giorgio de’ Gentili da Tortona dottor di leggi, con facoltà di negoziare e concludere alleanza ed ogni altra specie di trattato colla signoria di Venezia (v. n. 68).