DOGE : FRANCESCO FOSCARI. 49 Bugliarevig, e Novach Tomich, nobili pastrovicchi, delegati dal consiglio dei loro confratelli nobili pastrovicchi e dei loro uomini, per sottomettersi alla Signoria veneta, pattuiscono con Francesco Bembo capitano veneto in Golfo: Il consiglio dei detti nobili eleggerà annualmente un rettore, che sarà confermato dalla Signoria, ed avrà giurisdizione civile e criminale. Venezia conserverà ai pastrovicchi i loro confini, e ricuperando qualche parte di territorio perduta in passato, la restituirà loro. I pastrovicchi saranno sempre pronti ai servigi di Venezia in qualunque occorrenza a proprie spese nei distretti di Antivari a Cattaro. In caso sopravenissero eserciti nemici che costringessero i pastrovicchi ad allontanarsi dalle loro case, Venezia darà a questi ricetto in Cattaro ed altre sue terre circostanti, e ne prenderà al suo soldo come stipendiarì almeno 20. In ogni evento Venezia non cederà ad altro signore i pastrovicchi nè il loro territorio. Essi pagheranno annualmente alla Signoria 12 grossi di loro moneta per fuoco, giusta il loro uso. Saranno esenti da ogni dazio nei domini veneti pei prodotti del loro territorio. Duca zio paterno di Radiz Grubacevig sarà conservato nella dignità di abate di S. Maria di Jotaz (Rotaz?) (v. n. 150). Note in margine : 1757, Aprile 19. — Furono estratti i due ultimi articoli per ordine della Signoria. Sottoscritto : Gio. Batt. Gradenigo segretario. 1791, Settembre 28. — Fu data copia del documento e del n. 150. Sotto* scitto : Angelo Zon segretario. Maggio 3. — 1423, V. n. 120. 131. — 1423, ind. I, Maggio 14. — c. 93 (91). — Il doge Francesco Foscari fa sapere che ad istanza di Giovanni di Nico da Dulcigno, di Iacopo da Siena (de Senis) e di Nico di Mese (Mecci), oratori del comune di Dulcigno, confermò quanto sta nell'allegato. Data nel palazzo Ducale. Allegato: 1421, ind. XIV, Maggio 15. — Iacopo Dandolo, conte e capitano a Scutari per la veneta Signoria, dichiara di avere pattuito quanto segue con Giovanni arciprete di S. Giovanni di Dulcigno, Bribe di Vitco, Marco di Nico, Nico di Pietro, Giovanni di Nico, e Martino di Vanchapa, rappresentanti il comune di Dulcigno, che promettono la dedizione d’ essa città col suo territorio alla Signoria stessa (quanto segue è in volgare): Il rettore che manderà Venezia sarà un nobile del Maggior Consiglio, come era stato stipulato con Marino Caravello (v. n. 28 del libro X). Nessuno degli abitanti sarà molestato nella roba e nella persona, e chi vorrà potrà stabilirvisi od emigrare. Gli abitanti stessi saranno dovunque trattati come veneziani. È loro guarentita la proprietà dei beni e l’integrità dei confini. Quelli che abitano nel territorio del comune appartengono ad esso. È guarentita la rispettiva giurisdizione agli ecclesiastici. Sarà vietata l’importazione di vino dal di fuori fin che ve ne sia del paesano, si eccettua lo spedito da Venezia per uso del rettore. Il comune potrà comprare ove gli piacerà 000 moggia di sale pel consumo interno. E libero ai dulcignotti l’acquisto di grano COMMEMORIGLI, TOMO IV. 7