DOGE : TOMASO MOCENIGO. 21 38. — 1420, ind. XIII, Maggio 30. — c. 33. — Privilegio con cui il doge fa sapere che ad istanza di Giovanni del fu Simone e di Ulvino del fu Enrico di Valvasone, rappresentanti anche gli altri consorti di quella casa, accolse al-1* obbedienza di Venezia tutta la casa stessa, colle condizioni fattele dal governatore generale dell’ esercito veneziano, e lasciandola in possesso di tutti i diritti e rendite che godeva sotto i patriarchi di Aquileia, verso la corrisponsione delle antiche prestazioni. Dato nel palazzo ducale di Venezia. 39. — 1420, ind. XIII, Luglio 3. — c. 33 (31). — Ad istanza dei procuratori del. comune di Albona il doge lo accoglie sotto la signoria veneta colle seguenti condizioni : Saranno conservati il castello e i beni (dei cittadini), i diritti e le consuetudini come ai tempi dei patriarchi ; le 70 marche d’ argento che solevano pagarsi annualmente al marchese dell’ Istria, e le 3 e lire 50 al suo fattore, vadano a benefizio dello stato. La visita annuale fatta dal marchese si farà d’ ora in poi dal capitano di Raspo, al quale il comune darà un pranzo ed una cena. Il podestà sarà eletto da quei comunisti, coll’approvazione del doge; si determinano le condizioni del suo stipendio, de’ suoi obblighi e della sua giurisdizione, che si estende a Fianona. Due Castelli, già da lungo sottomessisi, resteranno nella condizione presente. Si stabiliscono i diritti del consiglio dei 24 che eleggerà i giudici assistenti al podestà. I cittadini di Albona non presteranno servizio militare fuori dell’ Istria. Le sentenze pronunciate da quei giudici in addietro conserveranno il loro vigore. Il commercio vi sarà libero. Non si richiameranno i banditi. Le tasse e diritti esatti dal comune saranno spesi da esso ; non vi si aumenteranno le imposte. Si acconsente a ridurre per due anni a metà la contribuzione di quel comune al podestà. In Albona e nei luoghi soliti si innalzerà il vessillo di S. Marco. Gli oratori giurano fedeltà al doge in nome dei loro mandanti i quali conserveranno e manterranno 1’ onore e i diritti di Venezia come buoni sudditi. Fatto nel palazzo ducale di Venezia. 40. — 1420, ind. XII, Luglio 3. — c. 37 (35). — Avendo gli ambascia-tori del comune di Fianona fatta dedizione di questo alla Signoria di Venezia, il doge, nell’ accettarlo, in seguito a deliberazione del Senato, fece al comune stesso le concessioni seguenti : Le corrisponsioni (che si descrivono) solite pagarsi dai privati e dal comune di quella terra al marchese (d’Istria) saranno quind’ innanzi devolute allo stato, e cosi pure la terza parte competente al marchese dalle condanne per furto e per omicidio. Si conservano il podestà e i giudici coi consueti diritti e doveri. Si conserverà quel castello. Si accorda impunità a tre contumaci di Venezia che ripararono in Fianona. In quella terra si innalzerà il vessillo di S. Marco. Dopo ciò i predetti ambasciatori giurarono fedeltà nelle mani del doge in nome dei loro mandanti. Fatto nel palazzo ducale di Venezia. — Testimoni : Giovanni Piumaccio canc. gr., Francesco Beaciani e Maffeo Bartolomeo. — Atti Pietro Negro.