202 COMMEMORALI, LIBRO XIII. il passo pei suoi domini all’ imperatore e alle sue genti, e vettovaglie verso pagamento. Darà passo e favore agl’imperatori e re dei Romani scendenti in Dalia per l’incoronazione. Tutti i luoghi che fossero presi in guerra al Visconti al di là dell’ Adda verso Milano saranno dell’ imperatore ; i luoghi al di qua del detto fiume, di Venezia che ne riceverà l’investitura da quel sovrano. Venezia non moverà pretese sopra alcun altro possedimento del duca di Milano oltre quelli che tiene al presente o che conseguirà come è detto. La tregua n. 189 del libro XII (v. n. 26), rotta la guerra al duca, sarà prorogata fino a tutto un anno dopo spirato il vigore del presente. Le truppe dei contraenti obbediranno ai rispettivi capitani, ma questi dovranno agire di comune consènso; il vessillo imperiale avrà sempre la precedenza ; intervenendo l’imperatore in persona, egli sarà il duce supremo, ma Fazione sèguirà di comune accordo. Rotta la guerra al Visconti nei modi qui stabiliti, l’imperatore rilascierà a Venezia i titoli d’investitura delle terre imperiali eh’essa possede al presente, trattine quelli per Verona e Vicenza, la cui collazione rimarrà sospesa fino allo spirare della suddetta tregua, salvo il caso che Venezia si accordasse con Brunoro della Scala. Nella collazione dei titoli predetti Venezia giurerà fedeltà all' imperatore nelle forme solite, e prometterà di pagare annualmente ad esso e successori una pezza di panno dorato da mille ducati, o altro equivalente. Il papa potrà entrare, quando il voglia, nella presente lega, riservandoglisi luogo, come pure il comune di Firenze. Il presente non pregiudicherà ad alcuna lega o trattato che i contraenti avessero con altri principi o comuni, e non potrà estendersi contro altri oltre il duca di Milano. Venezia ratificherà il presente. Pena alla parte osservante 100,000 ducati. L’imperatore dichiara d’aver giurato la presente. Dato a Tyrnau, diocesi di Strigonia. — Controfirmata Marquando Bresacher — Gaspare Schlich cancelliere. — Al disotto è raffigurato con disegno a penna il grande sigillo imperiale in ambe le sue faccie, pendente da cordoncino giallo-nero. 2. — 1435 (1436) Gennaio 26. — c. 14, — Bolla piccola di Eugenio IV papa al doge di Venezia e ai priori delle arti e gonfaloniere di giustizia del comune di Firenze. Espone come il duca di Milano abbia infranto il trattato di pace riferito sotto il n. 236 allegato A del libro XII, coll’ aver mantenuto F occupazione di Lugo, terra della Chiesa, coll’ aver conservato suoi commissari e soldati nel regno di Napoli, i quali a forza occuparono terre della badia di Mon-tecassino, coll’ occupazione di Gaeta e d’ altri luoghi, coll’ aver prestato efficaci aiuti a nemici della S. Sede nello stesso regno, e preparato una spedizione di armati nel medesimo su navi genovesi, coll’ invio dei suoi capitani Francesco Piccinino nel territorio di Siena, Pietro Giampaolo Orsini nella Riviera orientale di Genova per quinci recarsi nel detto regno, spedizione che non ebbe luogo per la rivendicazione di Genova a libertà. Continua essersi a lui rivolti i genovesi per protezione ed aiuto, giustificando il fatto della ribellione al Visconti colla mancanza di questo ai patti conclusi con quella città, avendo occupato Gavi, dato Portovenere e Lerice al re d’ Aragona, e nel 1426 ceduto al medesimo re Calvi