DOGE : FRANCESCO FOSCARJ. 61 nuino a pagare in quella città il dazio loro imposto per risarcimento di danni anteriori anche dopo che i medesimi saranno compensati. Raggiunto l’importo di 60,000 fior., tutte queste esazioni cesseranno. Il re potrà sempre far esaminare i conti relativi. Egli promette di non aggravare i dazi e i diritti a carico dei veneziani. Questi saranno trattati amichevolmente nei di lui stati e come Venezia tratterà i sudditi regi. Il re e il Dandolo si promettono vicendevolmente l’osservanza di quanto sopra. Fatto in Saragozza. — Sottoscritto dal re e dal Dandolo. — Testimoni : Alfonso arcivescovo di Saragozza cancelliere, Berengario de Bardassino giustiziere di Aragona, Berengario Sirvent super azdemblarius, e consiglieri regi. — Atti Francesco de Arynis segretario regio e not. (v. n. 180). 177. — s. d. (1425, Gennaio, primi giorni). — c. 134 (132) t.° — Petizione di Fantino Dandolo ad Alfonso re di Aragona ecc., nella quale chiede sia abolito il dazio di tre denari per lira imposto in Tortosa ai veneziani contro ogni diritto e consuetudine (v. n. 178). 178. — s. d. (1425, Gennaio, primi giorni). — c. 135 (133). —• Bagioni per le quali si prova non esser tenuti i veneziani a pagare il dazio dei tre denari per lira (v. n. 177 e 179) in Aragona, lasciate da Fantino Dandolo al console onde presentarle all’uopo al re. Ecco le principali: Quel dazio ebbe origine dall’ essere stati espulsi dai domini del re d’Aragona i mercanti di Lucca, Firenze, Piacenza, ed altri italiani al di là dal mare in seguito a fraudolenti contratti con cui ingannarono i regi sudditi, ciò che non successe dei veneziani, i quali non possono neppure esser compresi fra quelli designati dalle parole citra mare. Gli espulsi, per poter ritornare, si assoggettarono al pagamento di un panno d’oro per nazione all’anno, ricevendo in cambio un salvocondotto, il che mai fecero i veneziani. Il re Martino mediante convenzione coi detti italiani cambiò la contribuzione del panno d’oro nel summentovato dazio, mai pagato dai veneziani. Appiedi della pag. 1 della carta 135, dopo il n. 178 si legge : Ilos ego làbores tuli, sed solius alter utilitate frelus cenlenos hdbuit auri, nummos, et quinque mille Jeronimus Me Cui carcerati nomen porlendit honores, inde michi in herba fertur lo (sic) damno de merda. 179. — 1425, Gennaio 12. — c. 134 (132) t.° — Alfonso re di Aragona ecc. ai collettori del dazio dei tre denari per lira detto de los italians, in Tortosa e a chiunque spetterà. Ordina che il detto dazio non si esiga più sui veneziani, e si restituisca a Bernardo Sirvent o ai costui rappresentanti quanto quelli avessero pagato in addietro (v. n. 178). Data a Barcellona.