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Sorda, iusensibil la crudel mostrossi itegli amici alle preci, ai pianti amari.
Nulla le calse il disperato grido Di virtuoso consorte, alle cui caste Fiamme, come al suo amor dovea rispetto.
0 religion, tu a sormontar non basti Il sensibile orror, che morte imprime;
Giovi pero, per mitigarne i tratti.
Queste faci in silenzio oscuro ascose,
Quel cuor eli’ arde, e le palme al suol cadenti, Queste sul marmo immagini imitate.
A noi richiamali pur la ferma fede,
La fervida pietà che in cuor le visse,
Di morte la vittoria, ed il beato
Serto, che a sua virtude il giusto, il grande
(ìiudice nel dì estremo a lei prepara.
Dello sposo iuvidiabil fu la sorte,
Finch’ ei la possedè. Mai due felici Più d’essi vagheggiò l’astro del giorno.
Pari in pensier, il ragionar amico D’interesse condiano. Un solo cuore Era in entrambi; tutto avean comune.
Rendea la casta tenerezza in quelli Più vivo ogni piacer, men rea ogni pena.
Di sì tenera union mancava un pegno.
Ah, qual delizia sè mirar rinati
Ne’ propri figli, e in quella immagin viva
D' amor, che gli formò, trovar le traccie,
Stringerli al sen, nell alme tenerelle La virtude istillar, sentir 1' ardore Crescersi in vista di quei dolci pegni.