DOGE: ANDREA DANDOLO. 1354, Luglio 27. — V. 1354, Settembre 3. 44. — 1354, ind. VII, Agosto. — c. 29 (27). — Protesta fatta da Giovanni Contarmi procuratore del doge (procura in atti di Damiano del fu Andrea de’ Zan-degiulii) ed ambasciatore a Pietro IV re d’Aragona. Il Contarmi dichiara : avere il re mancato ai trattati per non essere da lui stata eseguita la spedizione di 18 galee verso lo stretto di Messina contro i genovesi ; lo chiama responsabile di danni, spese ed interessi che ne ridondassero a Venezia, e riserva i diritti della stessa per le pene in cui fosse incorso quel sovrano (v. n. 45). 45. — 1354, Agosto. — c. 29 (27). — Risposta del re d’ Aragona alla precedente. Nega d’ essere stato invitato alla spedizione delle galee e di aver mancato ai trattati. Accusa Venezia d’infrazione degli stessi per non aver pagato i 16,000 ducati dovutigli per 1’ anno decorso, e protesta per tal mancanza. Prova d’ aver adempiuto i suoi obblighi avendo mandato le galee contro i genovesi al di qua dello stretto di Messina, in luogo di spedirle in proprio servigio all' assedio di Alghero ; ed essere stato consiglio del capitano veneto che le dette navi stessero sotto quel castello, per far fronte ai genovesi che dicevasi venissero a soccorrerlo (v. n. 46). 46. — 1354, Agosto. — c. 29 (27) t.° — Replica dell’ ambasciatore veneto alla precedente. È vero che il 12 Luglio, dopo approdato il re in Sardegna, chiese che le 18 galee fossero mandate verso la riviera genovese allora sprovvista di difesa, ed a ciò il re acconsenti, data la certezza che 1’ armata di Genova non fosse entrata nel Tirreno. Anche il 4 Agosto ripetè la dimanda e n’ebbe simil risposta. Il 16 dello stesso, richiesto il re, alla presenza di Bernardo de Cabrera suo consigliere e dei veneziani Nicolò Pisani, Giovanni Sanudo e Nicolò Querini, d’inviare le 18 galee colla flotta veneta verso lo stretto di Messina, non volle, del che fu fatta protesta. Circa a’ 16,000 ducati, essi furono mandati a Pisa, ove poi non si trovò chi li ricevesse in nome del re come era pattuito. Alghero non fu difeso dai genovesi, bensì dal giudice d’ Arborea, pel quale Venezia non è obbligata d’intervenire, nè le 18 galee possono essere adoperate. Dice e cerca provare che il re non volle mandare quelle navi contro i genovesi per non restare sprovvisto di forze ; e prosegue con altre asserzioni di minor importanza (v. n. 47). 47. — 1354, Agosto. — c. 30 (28). — A quanto si espone nel precedente il re d’ Aragona risponde ribattendo ad una ad una le asserzioni e i dinieghi del Contarmi, e giustificando l’impossibilità di muovere le galee in questione come voleva quest’ ultimo. Studiasi provare che Alghero si può dir luogo dei genovesi. Asserisce che un commissario regio spedito in Pisa per ricevere il denaro non potè averlo, volendo chi era incaricato di pagarlo sborsarne solo una parte, onde il re si ritiene in diritto di protestare pel non avvenuto pagamento. Giustifica il capitano della regia flotta dall’ accusa di aver agito contro i trattati. Nel corso dell’ atto, sono nominate Milano, la Catalogna, la Sardegna, lo Stretto di Messina ed Arborea (v. n. 48).