108 Possa allor questo scheletro ininace Alzar l’ossosa destra e, a me distesa, Sottrarmi. Possa aprir Torride fauci, E con voce terribile di tromba Ripeter ciò che il formidabil spettro Di Sanmelle all’ infedel monarca D Israel disse un tempo : Iddio già è pronto ])' abbandonarti a morte ; in pochi istanti Meco sarai. Mortai, che ascolti, or vanne ; Pecca, se osi cotanto ; e, a colpa in braccio, Se il puoi, vivi tranquillo. Ali, se già è data La mia sentenza, io morir vo’ al peccato, Pria che spirar sotto il possente braccio Dell’ eterna giustizia. È già deciso Che in brani nel feretro e in vii marciume Seiolgansi i membri con tant’arte adatti. Sia mio solo desio farne uso santo, Or che son miei; sieno formati in vaso D’ onor, di gloria. Stendasi la destra Del mendico al soccorso, e le ginocchia Curvinsi al suol di penitenza in segno, Prostrate innanzi al trono, ove pietade I voti accoglie; le pupille a terra Spieghili la confusion del pentimento ; Quindi, rivolte al del, sentali la dolce Fiducia dell’ amor. Ne’ labbri miei Tutta s’ aduni dell’ amor la legge. Chiudetevi, miei orecchi, ai detti indegni Del libertin, dell’empio. 0 passi erranti, Lunge dal stuol profano, al tempio, al tempio Ratti correte ; al doloroso letto