Quel, cui l’età, l’esperienza, il senno Saggio formavo, a un giovinetto in seno Giace, cui rapi morte veloce. Occupali pari luogo e pari spoglia Servo e padrone; il misero riposa Tranquillo al par del ricco. E qual divario Picciola prominenza, o sasso adorno Di scomposte ligure, che alla falce Del tempo distruttor tutte cedendo Già i danni ne sentirò? A che, infelici, Dunque e posto ed onor spesso in contesa Ponghiam, se oggimai la nostra polve Morta sarà negli obbliati avelli? L’alto innalzarsi, e rabbassar che giova, Se tutti a un rango poi morte ci appaia? Pensaci, orgoglio uman: tanto ti abbassa, Quanto sia bassa tua magion fra poco. Quanti contrari sensi e opposti affetti 1,’ alme agitar di questi, e il cuor guidaro. Morte è l’arbitro certo, e senz’appello Pone la man su i litiganti, stabile Fa la pace fra lor - Qui pace regna. Inviolahil pace - E leggi ed armi Taccion, nè 1’ uomo al suo vicin contende Di terra il luogo, che il suo corpo ingombra. Vivono assieme qui gli aspri nemici In concordia ed union. - I>ove son l’ire, Dove l’odio mortai, che gli divise? Ossa scarnate, or riposate assieme; E se lunge viveste e in aspra guerra,