doge: bartolameo gradenigo. mette ricambio all’ occasione. Partecipa che i soci del Lercari crearono loro procuratore il veneziano Marino Michele, e che non c’ è alcuno che possa rappresentare legalmente il Cantelli (v. n. 566 e 571). Data a Genova. 562 — 1342 (1341), ind. X, Dicembre 31. — c. 204 (211) t.° — Obizzone marchese d’ Este, signore di Ferrara, nomina suo procuratore il notaio Mosè del fu Tendino da Ferrara, specialmente per prestare al doge di Venezia la guarentigia del pagamento che il comune di Firenze doveva fare in forza della convenzione riferita al n. 559. Fatta in Ferrara nel palazzo del marchese. — Testimoni : Giovanni di Campo-sampiero, Albertino di Canossa e Iacopo degli Alberti da Firenze nobili, Albertino dai Buoi e Bartolameo Negrisoli ambi notai del marchese. — Atti Galacio del fu Bartolomeo de’ Folchetti notaio (v. n. 564). 563. — s. d., (1341). — c. 196 (203) t.° — Lambertino vescovo di Limisso (Nimociensis) oratore del re di Cipro, dichiara al doge d’ andare a Roma per ottenere provvedimenti onde rintuzzare le scorrerie dei turchi che minacciavano rovina a tutto il Levante cristiano. Soggiunge d’ aver fatto simile richiesta anche al gran maestro di Rodi, che gli rispose manderebbe alla corte papale. Chiede a Venezia d’ entrar terza coi propri uffizi per ottenere dal papa le desiderate disposizioni. V. Mas-Latrie, Ilist. de Vile de Chypre ecc., II, p. 180. 564. — 1342, ind. IX (sic), Gennaio 2. — c. 200 (207) t.° — Mosè del fu Tendino, procuratore come al n. 562, costituisce Obizzone marchese d’ Este mallevadore del pagamento promesso al comune di Venezia dai rappresentanti di Firenze nella convenzione riferita al n. 559» dichiarando che il marchese, di cui obbliga tutti i beni, eseguirà gli esborsi ai tempi stabi’iti se vi mancassero i fiorentini. Fatto nella cancelleria ducale di Venezia. — Testimoni: Andrea Erizzo, Pietro Civrano, Ermolao Zane, Marco Ruzzini, Marco Moro e Lisio Vitale consiglieri, Pietro de’ Quartari giurisperito ed il cancellier grande. — Atti Amedeo de’ Buongua-dagni notaio imperiale e scrivano ducale, (v. libro IV, 1343, Maggio 2). 565. — 1342, ind. X, Gennaio 8. — c. 497 (204). — Compromesso con cui Iacopo da Carrara procuratore di Bertrando patriarca d’ Aquileia (v. n. 551) ed Andrea da Cavarzere rappresentante il comune di Venezia (v. n. 557), dichiarano in nome- dei loro mandanti di sottoporre al giudizio di Andrea patriarca di Grado e di Guido vescovo di Concordia la questione vertente fra la sede aquileiese ed il detto comune pel possesso di Cavolana, promettendo che le parti accetteranno senza restrizione la sentenza dei detti arbitri, sotto pena di mille marche d’ argento. Fatto in Venezia nel palazzo del patriarca di Grado. — Testimoni: Pietro da Biella vicario del detto patriarca, Iacopo del fu Bernardo da Forlì, Domenico del fu Antonio de Rodoico e Donato tutti e tre famigliari dello stesso prelato, e Francesco del fu Enrico da Rostara nel padovano. — Atti come il n. 557.